venerdì 20 giugno 2014

Un pò di Toscana (Maremma e dintorni)

Quando desidero un po' di verde assoluto l'Umbria mi va benissimo e per molti versi la trovo anche più bella e sincera della Toscana. Però, poi, alla fine almeno una volta l'anno in Toscana ci si casca sempre magari per mangiare nel rientro dalla Liguria o con la scusa delle Terme di Saturnia. E così si riscopre sempre che sono zone bellissime, dove si mangia divinamente e dove qualche angolo di veracità nonostante il turismo e gli inglesi si trova comunque. La Maremma in questo è sicuramente una piccola oasi e nel fine settimana di sole in cui ci siamo stati noi in giro sembrava non ci fosse un'anima. Mi spiace per il turismo locale, ma la cosa ha i suoi vantaggi. Sovana, Scansano, Sorano, Pitigliano, Saturnia stessa sono luoghi magici dove il tufo degli Etruschi incontra il verde delle colline e le acque sulfuree creando scenari magici. E se non fosse per il pane sciocco.....:)
 
Marciano della Chiana (AR) - Hostaria La Vecchia Rota - Via XX Settembre, 4 t. 0575/845362
Sulla strada di ritorno da Genova si doveva pur mangiare.....tipica osteria in stile SF: paesino sperduto nel nulla, casa colonica riadattata, rustica ed elegante al tempo stesso, patron totalmente pazzo che terrorizza le cameriere, ma ammalia i clienti con i racconti sulle erbe del suo orto e le oche della sua aia. Il risultato è stato un bambino che neanche in Romagna aveva assaggiato un tortellino e che qui con 30 gradi si è divorato un piatto enorme di tortellini in un brodo di cappone da far riemergere da una convalescenza. E poi i pici con il ragù di nana (oca), le erbe selvatiche....posto da consigliare assolutamente. Prezzo finale intorno ai 30 euro, ma può andare anche meglio se come con noi il proprietario un po' alterato di suo sbaglia il conto. Aperto a cena e a pranzo il fine settimana.
 
Semproniano (GR) - La Posta - Via Verdi, 14 t. 0564/986376
Siamo a pochi minuti dalle Terme di Saturnia e veramente non ci si aspetta un locale così sincero e onesto. Antica stazione di posta , la famiglia di ristoratori tutta al maschile - almeno in sala - propone una cucina autentica e dalle porzioni corpulente. Agnello fritto da urlo e pappardelle al cinghiale da manuale. Conto quasi ridicolo. Aperto a pranzo e cena.
 
Scansano (GR) - La cantina - Via della Botte, 1 t. 0564/507605
La cittadina è veramente un gioiellino d tufo e La Cantina vanta un po' di pretese: location molto bella e raffinata e cantina di tutto rispetto. Piatti della tradizione anche piuttosto rustici e gustosi, spesso portati in tavola direttamente in pentole di alluminio molto belle. Ma prezzi un po' più alti del giusto e conto finale che scivola verso i 40 euro.
 
Agriturismo LaMeria - Strada Provinciale 116 Catabbio - Semproniano - t. 339/6609647   www.lameria.it
Era tanto che non compravo coupon, ma quando lo faccio ormai mi studio bene la proposta e questa era veramente imbattibile e ci ha permesso di conoscere un agriturismo veramente interessante. Sicuramente nel circondario si trovano soluzioni molto più affascinanti: questa è una struttura recente e sobria, quindi niente roccia, cipressi secolari e arredi d'epoca come in altre realtà della zona. Ma la posizione su un poggio molto panoramico permette una vista a 360° su un verde assoluto e la coppia di coniugi che gestisce l'azienda è gentile e solerte, ruvida quanto basta come Maremma maiala docet. Purtroppo anche se si tratta di un vero agriturismo - coltivano cereali bio - non si fa ristorazione, ma la colazione è varia e genuina. Le stanze sono spaziosissime e indipendenti e c'è anche una piscina con sdraio nel verde assoluto. Al di là del prezzo coupon mi sembra che dal sito si evincano prezzi molto interessanti. Inoltre convenzione con le Terme di Saturnia per una riduzione sul prezzo di ingresso - piuttosto elevato - e in alcuni ristoranti della zona come La Posta. Noi abbiamo anche chiesto consiglio su dove comprare del buon olio e siamo stati portati a casa della suocera: olio straordinario al suo giusto prezzo (a meno di 40 euro per una latta da 5 litri di olio l'olio forse non è olio...).

giovedì 19 giugno 2014

Genova e Cinque Terre

Un fine settimana lungo a Genova ci sta sempre bene: la città la frequentavo assiduamente ben prima di avere un figlio e ne ho sempre amato il centro storico decadente al limite del sordido, la Istanbul italiana, tra caruggi angusti che si aprono su deliziose piazze dove le chiese in marmo bianco e nero contendono lo spazio ai negozi etnici. Alcune case del centro storico le ho visitate e ci ho dormito: probabilmente in Italia si tratta di una delle poche possibilità per le persone normali di vivere in abitazioni con mosaici in terra e affreschi sul soffitto del '600. Perché è incredibile, ma dopo secoli questo rimane forse l'unico centro storico europeo ancora non del tutto "ripulito" e reso fashion e hipster. Per fortuna. Poi dalla nascita di Cesare ho iniziato ad apprezzare anche la Genova dei musei interattivi (del Mare, dei Bambini, l'Acquario, dell'Antartide) e la natura delle colline sovrastanti dove abita uno dei miei migliori amici. Il contrasto tra il mare e la collina è bellissimo, anche se l'edificazione della città e dei dintorni è quanto di più scriteriato e brutto sia mai stato realizzato in Italia.
Questa volta abbiamo dato un'occhiata anche alle famose 5 Terre e, per quanto indubbiamente affascinanti, non mi hanno stregata. A pari requisiti la Costiera Amalfitana vince senza sconti. Mi sa che la fascinazione è soprattutto per tedeschi e americani.
E il cibo? Abbastanza buono ovunque, con ricette regionali famosissime e straordinarie. Interessante che la Liguria è forse la regione italiana con il più alto tasso di ricette tipiche vegetariane. Da andare con i piedi di piombo, però, e una buona guida perché non tutto è oro ciò che luccica e le trappole per turisti sono purtroppo più frequenti che altrove.
 
Corniglia - A Cantina de Mananan - Via Fieschi, 117 t. 01877821166
Una delle 5 Terre e forse anche la più graziosa. Tra i tanti ristorantini spenna turisti questa minuscola trattoria antica citata dalla solita guida Slow Food è sicuramente una garanzia. Piatti tipici, pesce freschissimo, ambiente verace per un conto finale che non supera i 30 euro. Impossibile trovare posto senza prenotazione. Aperto a pranzo e cena.
 
Genova (Fontanegli) - Da Pippo - Salita Chiesa di Fontanegli, 13/r t. 010/809351
Che meraviglia di posto! Su una delle colline poste sopra la città cibo tipico in un ambiente quasi elegante per un conto finale che non supera i 30 euro. Tutti i classici ci sono e cucinati impeccabilmente in un'atmosfera da gita fuori porta. Aperto a pranzo e cena.
 
Sori (Capreno) - Da Drin - Frazione Capreno, 66 t. 0185/782210
Anche in questo caso siamo sulle colline sopra Genova, nella tipica trattoria dove gli indigeni vengono a mangiare per uscire dal caos cittadino. E infatti c'è anche una bella terrazza da cui si intravede il mare. Piatti tipici, ma forse cucinati in modo meno elegante e attento che altrove. Costo sempre equo. Aperto a pranzo e cena.
 
Genova - Antica Sciamadda - Via San Giorgio, 14/r t. 010/2468516
Questo ed il seguente sono tra gli indirizzi storici per mangiare la tipica farinata genovese e le altre specialità dello street food locale. Io preferisco questo: giusto un paio di sgabelli, vino appena accettabile in bicchieri di plastica e su piatti di plastica che neanche puoi cambiare una scelta vastissima di prelibatezze cucinate come tradizione vuole: farinata sempre appena sfornata, torte di verdure, polpettone di verdure, stoccafisso, melanzane fritte imbottite (di prosciutto), fritto di pesce. Tutto fresco e per nulla unto. Da ricordare che apre in mattinata fino alle 15 e poi dalle 17 fino a massimo le 19.30
 
Genova - Sa Pesta - Via dei Giustiniani, 16/r t. 010/2468336
Quasi attaccato all'Antica Sciamadda, Sa Pesta è ancora più noto e gode della facility di avere anche parecchi tavoli per mangiare comodamente. Il che vuol dire file infinite e prezzi un po' più alti. le specialità sono tutte le solite con in più anche primi caldi.
 

Hopside

Pub relativamente nuovo nel quartiere Ostiense che ormai contende a Trastevere e San Lorenzo la palma della movida romana. Immediata adesione la mia in quanto l'ho frequentato per oltre tre mesi visto che è stata la sede del corso che ho frequentato per diventare Degustatore di birre organizzato dalla ADB, Associazione Nazionale Degustatori Birre. Il corso è molto impegnativo e a tratti anche faticoso, ma entusiasmante per la quantità di cose che si imparano e perché le birre sono un vero parco giochi di aromi, sapori, caratteristiche e storia che con un corso così si cominciano a comprendere al meglio.
Il pub è molto carino, spazioso e la sua vocazione alle birre di qualità è sancita da una sala interrata che ospita un vero e proprio piccolo impianto di produzione che potrà essere utilizzato da tutti gli homebrewer che si vogliono mettere alla prova, ma non hanno soldi e spazi adeguati. Le birre alla spina non sono moltissime e neanche particolarmente originali, però permettono di fare un giro d'Italia tra quelle più note e d affidabili. Menù molto ampio e vario che spazia da classici hamburgher arricchiti da ingredienti a scelta e piatti più complessi non sempre dall'ottimo rapporto quantità/prezzo, ma indubbiamente creativi e ben cucinati.
Hopside - Via Francesco Negri, 39 tel. 06/69313081
 

Bir e Fud rinnovato

E' stato chiuso un bel po' per ristrutturazione e alla riapertura mi aspettavo tanto, però....il locale non ha certo potuto allargarsi perché è rimasto quel che era, ma Emanuele Colonna ha fatto la scelta di aumentare la lunghezza del banco delle spine e quindi il numero di queste ultime e questa è una bella cosa. Adesso alle tradizionali artigianali dei migliori produttori italiani, si affiancano anche alcune straniere molto interessanti. Però la soluzione architettonica ha sacrificato molto l'ingresso che è diventato strettissimo, al limite della mancanza di sicurezza e del principio di claustrofobia. Superato lo scoglio dell'asfissiante corridoio la zona tavoli non è cambiata rispetto a prima, ma ci sono un po' meno tavoli o quantomeno sono più ravvicinati di prima - e già lo erano molto - il che rende il tutto ancora più rumoroso e soffocante di quanto già non fosse. Ma insomma, sono problemi che si superano. Però dal restyling che ha coinvolto non solo il design ma anche le collaborazioni gastronomiche con l'ingresso - sulla carta - della vicina di casa Cristina Bowerman uno si aspettava quantomeno il mantenimento dello stile originario con le pizze, ma anche un grande spazio a "tapas" sempre nuove. Invece ora il menù è veramente ridotto ai minimi termini e ci si può andare essenzialmente per una pizza e patatine che seppur buone secondo me non giustifica l'esistenza della cucina e vanifica il proposito di proporre originali abbinamenti birra-cibo. Non mi è chiaro il senso dell'operazione e spero che come spesso è successo Bir e Fud cambi ancora una volta registro.
Bir e Fud - Via Benedetta, 23 t. 06/5894016

Ma che c'è siete venuti a fa'

E' incredibile! Sul serio non l'avevo mai recensito? Eppure è qui che tutto incominciò, inteso relativamente alla mia passione per le birre artigianali! Probabilmente è il pub di birre di qualità più famoso di Roma insieme all'Open Baladin, ma è anche uno dei primi che ha portato il bere brassicolo di qualità nella capitale e per di più coraggiosamente in un quartiere come Trastevere dove non si era mai visto - e bevuto - nulla di più sofisticato di una Beck's, zona franca per comitive di giovani e di studenti americani alla ricerca della ciucca facile. E invece Emanuele Colonna ha vinto e stravinto visto che poi ha aperto il dirimpettaio Bir e Fud più innumerevoli altri locali e negozi in compartecipazione che hanno portato Roma ad essere la Bruxelles del sud Europa.
Ma è qui che ha iniziato e lo ha fatto rispettando in toto la tradizione del bere in senso assoluto: al Ma che c'è siete venuti a fa non ci sono concessioni ad altro che non sia la buona birra, da mangiare non c'è assolutamente nulla, neanche un salatino. Però alla spina potete veramente sbizzarrirvi assaggiando alcune delle migliori produzioni artigianali estere e di recente anche qualche famosa etichetta italiana. Grande attenzione al recente revival delle birre acide con la possibilità unica di sperimentare le birre Cantillon alla spina e anche fantastiche birre affumicate di Bamberga, nuova "fissa" del Colonna. Frequenti festival tematici di cui è difficile tenersi al corrente. L'unico cruccio è il caos che si crea a tutte le ore fuori al piccolo locale e che non regala certo sonni tranquilli ai residenti.
Ma che c'è siete venuti a fa - Via Benedetta, 25 t. 06/64562046


Gelateria La Romana

Questi qui li devo capire meglio: vengono da Rimini ad aprire una mega gelateria di qualità che si racconta come storica su Via Ostiense ( e a quanto pare da tempo c'è un'altra filiale in Via XX Settembre) e dopo pochi giorni la fila fa il giro del palazzo a tutte le ore del giorno e della sera e i commenti in circolazione sono entusiasti…Il successo della formula ricorda un po’ quello di Grom e del resto anche il gelato è molto simile (e anche a Lait di Eataly che è giusto a pochi passi): materie prime decantate come ottime, gusti classici, gelato della consistenza e dal sapore molto pannoso e corposo, panne aromatizzate e bonus di cioccolato fuso da inserire in fondo ai coni. Volendo anche biscottini di vari tipi. Che dire? La location è molto graziosa e comoda, tutta shabby chic con anche diverse sedute, il personale estremamente cortese, il prezzo giusto e comprende anche la panna, ma il risultato finale è un gelato stucchevole che lascia il palato “sporco” e sapori pressocché tutti uguali. Personalmente non capisco: a Roma ormai c'è molto meglio.
Gelateria La Romana - Via Ostiense, 48

Gelateria La Gourmandise


Una vera boutique del gelato gourmet in una tranquilla via residenziale di Monteverde. Ricorda un po’ la classe della prima bottega di Di Pomponio, quello di Neve di Latte. Minuscolo banco, quadri alle pareti, un’aria da salottino elegante. Ma veniamo al gelato: gusti originali, spesso arricchiti dall’uso di fiori e spezie, ma che non si esauriscono nell’inventiva e rilasciano in bocca sapori e profumi veramente notevoli. Un buonissimo gelato, leggero, delicato di cui si percepisce ogni materia prima sicuramente di grande qualità e che lascia la bocca piacevolmente fresca e pulita. Da provare assolutamente.
Gelateria La Gourmandise - Via Felice Cavallotti, 36/b
 

Poggio di Tornimparte (Abruzzo) - La Locanda del Borgo dei Mugnai

Non scrivo da oltre 4 mesi causa impegni vari, ma questo non vuol, dire che non abbia mangiato e girato! E quindi ecco un'overdose di esperienze e opinioni.
 
Se andate a sciare in zona Campo Felice questo indirizzo ancora poco noto alle guide più prestigiose può rappresentare il meglio di un fine settimana sulla neve (almeno per chi come me detesta freddo, sci e simili). La location è tipica degli indirizzi Slow Food e bisogna proprio farglielo sapere ai tipi della guida delle Osterie d'Italia: un piccolo borgo sperduto nel nulla dove tra quattro case trova posto questa antica casa colonica dagli altissimi soffitti. Dentro arredi sobri ed eleganti, anche un tappeto, pochi tavoli talmente distanziati da permettere di mangiare quasi in solitaria: un'atmosfera da ristorante elegante, con un menù da osteria moderatamente creativa che rispecchia un totale amore per il territorio e la tradizione. Lo zafferano abruzzese regna incontrastato in numerose ricette sia dolci che salate e i piatti sono bellissimi a vedersi ed buonissimi da assaggiare. Il patron è cameriere e sommelier tutto in uno, affabile e cortese oltre che buon conoscitore di alcune chicche enoiche anche biologiche della zona. Il prezzo finale non supera i 40 euro per un pasto completo, vino compreso e si rimane totalmente soddisfatti. Da mettere in conto un servizio slow che rispecchia una cucina del tutto espressa e curata.
La Locanda del Borgo dei Mugnai - Poggio di Tornimparte (AQ) t. 0862/728280

domenica 9 febbraio 2014

La Cevicheria

Scrivo più per raccontare l’avventura che per dovere di cronaca perché al momento non so che cosa ci sia a questo indirizzo. Nel senso che un paio di mesi fa quando sono andata a mangiarci con un coupon ho trovato un sottoscala minuscolo appena rinfrescato, ma del tutto vuoto. Pare che prima ci fosse un altro ristorante peruviano ed ora vi vogliano aprire una vera e propria cevicheria che, però quella sera ha aperto solo per noi. Quindi io ed un’amica abbiamo mangiato appollaiate su sgabelli davanti al piccolo bancone di una mini cucina casalinga - senza fuochi – dove un giovane peruviano, probabilmente colto alla sprovvista dalla mia prenotazione all’ultimo giorno di validità del coupon, ha cucinato per noi in modo espresso e filologico quello che effettivamente era un ottimo ceviche. Che per chi non lo sapesse è uno dei piatti nazionali del Perù, ma è presente anche in altri paesi sudamericani e in Messico: pesce crudo di vario tipo (soprattutto bianco) marinato con tanto lime, coriandolo, peperoncino e cipolla cruda, accompagnato da qualche fetta di patata dolce. Indubbiamente un piatto per palati forti, fresco ed aromatico, che a e piace molto e che mi fa sempre un po’ paura per la possibilità di trovare la terribile Anisakis se il pesce non è stato abbattuto per diverse ore ad almeno -20°…cosa che sicuramente quella sera non è stata fatta.
La Cevicheria - Via L'Aquila, 31

Pizzeria da Remo

Parlo della storica pizzeria di Testaccio, sempre affollata, regno incontrastato della fila, del foglio di carta come tovaglia, del foglietto dove scriversi da sé la comanda e ovviamente della pizza bassa e croccante della tradizione romana. E quest’ultima può valere la pena perché è del tutto filologica e soddisfacente. Rinunciate invece con tranquillità ai fritti - tranne il supplì che è soddisfacente - che ungono ed escono direttamente dal congelatore e ai dolci industriali. Il conto è giustamente economico.
Pizzeria Da Remo - Piazza S. Maria Liberatrice, 44 tel. 06/5746270

La Dogana

La premessa è d’obbligo: se volete mangiare dell’autentico cibo cinese di qualità a Roma dovete andare da Green T. Punto e a capo. Ovviamente spendendo almeno 50 euro a testa, come è giusto che sia quando si parla di alta qualità a prescindere che il cibo sia nazionale o etnico. Detto ciò è ovvio che con 13 euro a pranzo e 19 a cena non si può pensare di mangiare all you can eat di chissà quale livello. Se si parte da questo presupposto logico – non del tutto chiaro ad alcuni avventori della prima ora di Tripadvisor – allora La Dogana può rappresentare un posto dove andare assolutamente. Innanzitutto la location è del tutto nuova per un ristorante asiatico: spazio industriale rimodernato dai soliti architetti di interni che in città imperversano (questi sono quelli di Baccano e de La Zanzara luoghi modaioli e trendy) con uno stile arioso e pulito, design, ma senza strafare. Ma soprattutto spazio enorme che d’estate si arricchirà di vari dehor invidiabili. All’interno uno stuolo di giovanissimi camerieri multietnici rincorrono gli avventori per aiutarli a gestire un buffet che ha del pantagruelico, al limite dell’insulto alla povertà (spero riciclino molto, anche a scapito della qualità dei piatti o regalino a qualche mensa).
In versione all you can eat si va dal sushi – il piatto più mediocre, con uso e abuso di maionese – ai ravioli al vapore ripieni di ogni ben di dio espressi e ottimi, al pesce e carne alla piastra in versione mongola o mediterranea, fino a vassoi infiniti di ogni più tipico piatto della cucina cinese e italiana. Così il banco dei fritti vegetali, delle melanzane alla parmigiana e del parmigiano si affianca a quello degli involtini primavera, di riso alla cantonese e spaghettini fino a carne e pesce stile cucina cinese anni ’80. Tutto nella media con qualche virata di tensione verso l’alto nella zuppa espressa con verdure e pesce da creare da sé che viene portata nel fornelletto sul tavolo. A tutto ciò si aggiungono camerieri che girano tra i tavoli con gli spiedoni del churrasco – non ce l’ho fatta a provarlo – e i fuochi dove altri cuochi cinesi cucinano su ordinazione primi piatti espressi della cucina italiana (ieri sera carbonara, risotto alla crema di scampi e fettuccine ai funghi!). Onestamente non ho visto nessuno cimentarsi con questa roba e non so che senso abbia l’opzione  trattoria. Aggiungete insalatiere di pizzette rosse e chips ed il buffet dei dolci e della frutta in perfetto stile menù da crociera (tiramisù, panna cotta, fragole a Febbraio…) e avrete un panorama di questa follia. Che alla fine mi è piaciuta. Se non si strafà la cucina cinese proposta non è male e in particolare i ravioli al vapore e le zuppe valgono il viaggio. Ovviamente a quattro giorni dall’apertura era pieno di gente: chissà come se la cava nel tempo e se varieranno qualcosa. Sicuramente per una cena in comitiva e per le famiglie (ci sono anche i seggioloni!) è un posto interessante. Meno per chi sta a dieta.
La Dogana - Via del Porto Fluviale, 67/b tel. 06/5740260   www.ladoganafood.com
 

martedì 4 febbraio 2014

Brad

Un ristorante che apre sulle ceneri di numerosi altri tentativi simili e a pochi passi dal Senato non suona un gran biglietto da visita. Però un pranzetto qui se si sta in giro per il centro ci può anche stare: locale elegantino e menù un po' vorrei, ma non posso. Tutto sommato, però, i piatti proposti non esagerano in creatività anni '80 e risultano abbastanza semplici nel gusto e ben cucinati anche se a volte il risultato finale non corrisponde esattamente all'altisonanza del nome in carta. Prezzo finale  non oltre i 40 euro, comprensivo di passerella di personaggi da archeologia della prima, seconda e terza Repubblica: è come stare alla bouvette di Palazzo Madama! Aperto a pranzo e cena.
Brad - Corso del Rinascimento, 68 tel. 06/68802235   www.bradrestaurant.it

Stazione di Posta

Come si dice a Roma "appizzate le orecchie" perché questo è un indirizzo veramente interessante. Dello chef, il giovane e talentuoso Marco Martini, si dice un gran bene e infatti ha vinto parecchi contest come miglior cuoco d'Italia, però dopo una folgorante preview di quasi due anni fa a cura di quell'istrione che è Alessandro Pipero di Pipero al Rex, mentore e socio di Martini in questo progetto, a base di carbonara come non ci fosse un domani, di questo locale non si parla più tanto. E non capisco il perché.
Innanzitutto la location: sorprendente recupero di un ristorante bio in quella Città dell'Altra Economia da tempo diventata una cattedrale nel deserto a causa di una pessima gestione che ha vanificato uno dei recuperi industriali più interessanti che la città poteva offrire. Quindi una grande sala con vetrata sul piazzale dell'ex Mattatoio che d'estate può diventare dehor d'eccezione, arredata in modo moderno, ma non freddo. Il calore è quello dato da luci ottimali e dalla cura dei particolari che pur sobri mostrano attenzioni ed eleganza da stellato. Ed è lo stesso calore che ci mette un servizio giovane e gentile che ti accompagna da quando prenoti a quando esci e che permette di rendere ancora più versatile un posto inusuale che si propone dal pranzo fino al cocktail bar a tarda notte.
Ma veniamo alla cucina. Molto interessante. Ci si stupisce subito per l'enorme quantità di amuse bouche e coccole varie che piovono sul tavolo, tutte giocose e divertentissime al limite del surreale, alternate ai piatti del menù che pur navigando nel territorio della creatività non si staccano mai troppo dalla sostanza e dalla concretezza della buona cucina. E così un meraviglioso cocktail a base di rabarbaro accompagna la cozza tutta da mangiare - guscio "finto" compreso -, la pallina di plastica trasparente con fegatini al pesto e l'uovo alla carbonara nel suo guscio (ah il possessivo!), fino ad arrivare al pre-dessert offerto pur non avendo noi preso il dolce e che da solo vale il pasto (bonsai con appese a mini mollette lillipuziani dolcetti, mashmellows su stecco in versione brulè e molto altro). Ma non si ride e basta perché la ajo e ojo di mare ed i tortelli di verza, cavolfiori e alici sono piatti di assoluto gusto, freschezza e sostanza  e così il piccione con scorzanera e caffè dal gusto pulito. Valida la carta dei vini ed anche qualche birra e credo molto valido il barman per i miscelati alcolici di cui, però, non sono un'esperta. Si esce accompagnati da sapori che rimangono e da una bustina di ciambelline al vino appena fatte corredate da un filtro di the delicatissimo per la prima colazione del giorno dopo. Da menzione che un posto così abbini ad un menù serale che propone anche due menù degustazione da 45 e da 70 euro, ad una carta da almeno 45 euro a persona, una formula pranzo con tre piatti a 25 euro e addirittura il family lunch del fine settimana allo stesso prezzo dei giorni feriali e con l'animazione per i bambini. Di questo ragazzo bravo e generoso spero si sentirà ancora parlare.
Stazione di Posta - Largo Dino Frisullo (Mattatoio -  Testaccio) tel. 06/5743548   www.stazionediposta.eu


mercoledì 15 gennaio 2014

A taste of London

Vabbè, ci ho provato a dare un tocco esterofilo al titolo, ma in realtà suona ridicolo trattare di ristorazione a Londra in qualche riga. Sto parlando di una delle città che più amo al mondo, quella metropoli per la quale è stato detto che “chi è stanco di Londra è stanco della vita” (Sir Livingstone, I suppose). E infatti io non ne sono stanca, mai e da anni. Dopo le trasferte di gioventù ho ripreso da un po’ a farmi una tre giorni semestrale - annuale in una città che solo per i musei – gratuiti – ed i parchi varrebbe una visita mensile. Per non parlare dello shopping sfrenato durante i saldi, i mercatini, i musical, i quartieri e le architetture sempre diverse, la multietnicità. E la cucina: chi ancora pensa che per mangiare bene a Londra bisognerebbe fare tre volte al giorno la colazione forse dimentica che tra cucine etniche di ogni tipo e locali stellati la città è da tempo una mecca del mangiare bene. Se poi diamo un’occhiata agli chef mediatici da Gordon fuckRamsey a Jamie Oliver fino alla bellissima Nigella Lawson si capisce subito che da tempo la cucina è qualcosa che interessa molto gli inglesi, al di là della loro smodata passione per il junk food e il take away di infima qualità. Detto ciò a me la cucina inglese piace anche nelle sue declinazioni più tradizionali con gli arrosti di carne, i pie di carne, il fish and chips e peccato che non mangi formaggi ed interiora perché su questo sono piuttosto ferrati. Ma soprattutto c’è l’incredibile varietà di locali etnici spesso di livello superiore alla madrepatria per la presenza sul suolo londinese di prodotti freschi tipici autentici. Prima di parlare di qualche locale provato da poco esprimo alcune perle di saggezza per un viaggio sulla base del mio insindacabile parere personale.
Il migliore mercatino rimane sicuramente quello di Paddington: Brixton è interessante e modaiolo, Portobello antico, Spitalfields chip, ma Paddington rimane un perfetto miscuglio di turistico ed artistico dove fare shopping in una vertigine di opportunità e anche dove mangiare miriadi di cucine etniche spesso ben cucinate (l’ultima volta provato banchetto di cucina del Corno d’Africa preparata da una bella signora sorridente). Il Museo di Londra (gratuito) è un’esperienza memorabile per capire la città, ma anche per assaporare quel gusto per il trash e l’horror che da Madame Tussauds o al London Dungeon fanno pagare 30 sterline. Per avere una reale esperienza di Sindrome di Stendhal basta visitare per qualche ora il Victoria and Albert Museum, proseguendo poi con il Natural History – il cui edifico è meraviglioso. La Torre di Londra e Hampton Court Palace non sono solo dei siti per turisti, ma delle realtà di grande bellezza organizzate mirabilmente con personale in costume e visite guidate divertentissime comprese nell’esoso biglietto d’ingresso. Brick Lane è un quartiere etnico e modaiolo carinissimo. Il mercato alimentare di Borough è memorabile per comprare, mangiare, osservare tutto ciò che sono i cibi del mondo. .….E per il resto fate voi perché è bello tutto!
Mangiare si mangia dappertutto, di tutto e ai prezzi più disparati. Io questa volta mi sono mossa così:
Baozi Inn - Newport Ct, 25 (Metro Leicester Sq.)
A Chinatown ci sono proposte per tutti i gusti e molte sono luoghi dove mangiare con pochi pound  un dim sum (spuntini) mediocre. Questo indirizzo è invece molto affidabile per assaggiare con poche sterline sapori autentici di Pechino essenzialmente attraverso pochi piatti, zuppe di spaghetti in brodo di vario tipo e baozi, cioè i soffici panini al vapore ripieni di carne o verdure. tutto ottimo e abbondante in un’atmosfera da Mao Tze Tung. Sempre aperto. Prezzo massimo 20 sterline.
 
Mien Tay 2 - Kingsland Rd, 122 (Metro Hoxton)
Kingsland Road è una tranquilla via dell'eastside dove si può visitare l’interessante – e gratuito – Geffrye Museum dedicato all'arredamento delle case londinesi nei secoli e dove mangiare cucina vietnamita ad ogni numero civico. Tanti i locali. Io ho provato questo: spartano, aperto sempre, forse non proprio profumato di fresco, ma con una cucina delicata e gradevole. Prezzo ridicolo per la città al di sotto dei 20 pound.
Koya - Frith St., 49 (Soho)
Anche sui ristoranti giapponesi la città è molto ben organizzata e si può optare per locali più orientati al sushi o per quelli versati sulle zuppe di noddles. Questo è specializzato in udon, larghe fettuccine in brodo con condimenti vari. L’uno accanto all’altro ci sono il ristorante e il bar con bancone: la qualità è a stessa – molto valida – cambiano solo gli orari. Prezzo al di sotto delle 20 sterline. 
Dinner by Heston Blumenthal - c/o Mandarin Oriental Hyde Park Knightsbridge, 66 (Metro Knightsbridge)
Lui è il tre stelle Michelin del Fat Duck che si trova vicino Londra. Questa è la sua creatura metropolitana al piano terra dell’Hotel Mandarin di Knightsbridge, a pochi passi da Harrod’s. Siamo nella zona dei soldi e dovrebbero già far pagare l’impagabile vista dalle vetrate del ristorante su Hyde Park. Invece l’atmosfera mescola una assoluta informalità della clientela con la cortesia e l’eleganza di un servizio a 5 stelle. Il tutto si sposa bene con la possibilità di avere a pranzo un’opzione light a tre portate a “sole” 42 sterline, bevande escluse. Non è molto per mangiare prelibatezze scelte dal menù di uno chef stellato, ma soprattutto per provare una cucina che mira a riscoprire l’antica cucina anglosassone con ricette presentate per anno di nascita. Assaggiare una versione alleggerita e rivisitata, ma fedele, di piatti come il ragù di orecchie di maiale con alici e cipolle su crostone  di pane e l’arrosto a bassa temperatura di collo di maiale con cavolo arrostito datati entrambi a metà del 1700 non ha prezzo. Per dolce una crema con prugna cotta, vaniglia e verbena, ricetta del 1774. Buoni, belli ed originali. Vini di qualità in mescita a 7 sterline il calice, pre-dolce in omaggio, conversazione affabile offerta gratuitamente dal giovane e perfetto personale di sala. Da provare assolutamente, compresa la prenotazione on-line precisa al minuto spaccato.
 
 

Rosso

Fioccano le aperture di mangifici e beverifici romani sempre aperti e a tutto tondo. E l’ennesimo si trova in una strada che negli ultimi anni è diventata un boulevard di localini etnici e modaioli incredibile, quel Viale Aventino che fino a poco tempo fa si menzionava solo per la presenza della FAO e di una anonima sede de L’Insalata Ricca. A dire il vero Rosso deve aver subito cozzato contro qualche dura realtà perché l’apertura all day si è un po’ rarefatta ai canonici orari di pranzo aperitivo e cena. Ma il resto c’è tutto: ambiente design moderno, ma confortevole, grande bancone di gastronomia e per l’apericena serale, menù sbarazzino con gli immancabili hamburger  ed insalatone e qualche primo sfizioso, dolci “carini”, carta stile gazzettino anni '40, prezzi così così. A pranzo opzione buffet lunch con vari tagli di piatti e quindi di prezzi per la massa di impiegati affamati della zona. Che dire? Niente di che, né in bene né in male, solita solfa con qualità media, porzioni non esagerate e prezzo finale la sera attestato sugli immancabili 30 euro. Forse più interessante il pranzo e anche l’aperitivo a 8 euro. Aperto a pranzo e cena.
Rosso - Viale Aventino, 32 tel. 06/64420656

Pizzeria La Fucina

E anche in questo caso parliamo di un desiderio finalmente esaudito: assaggiare la pizza gourmet più costosa e chiacchierata della capitale. Le obiezioni su questo posto sono molte e note: la pizza è solamente una base per ingredienti affastellati sopra sì di alta qualità, ma non tanto da giustificare il prezzo esorbitante. E ovviamente la pizza intesa come prodotto napoletano doc non c’entra nulla.  Un po’ la stessa storia di Pizzarium di Bonci. Per mangiare qui va indubbiamente superato lo scoglio di sapere che si spenderanno tra i 20 ed i 30 euro a pizza e bisogna armarsi di almeno un’altra coppia di amici perché le pizze vengono servite una alla volta già porzionate a spicchi e dato il costo il senso è di crearsi un proprio percorso degustazione assaggiandone complessivamente almeno 4-5. Detto ciò, la pizza è buonissima! La base è croccante e leggerissima, quasi troppo visto che gli spicchi vanno via in un lampo. Le proposte per la farcia sono tutte molto originali ed azzeccate e realizzate con ingredienti di altissima qualità (per esempio gamberi freschissimi). Il risultato finale ti fa venire voglia di continuare a provare tutti i tipi e sognare un all you can eat a sole due cifre….Anche la carta delle birre rispecchia la meticolosa attenzione dei patron per la qualità e l’eccellenza con alcune chicche notevoli. E’ vero, è solo acqua e farina – anche se quello che ci mettono sopra ha costi ben diversi -, ma molto, molto buona. Ci si dovrà tornare. Il prezzo di una cena accettabile, lo capite da voi, non può stare sotto i 30 euro a persona. Aperto solo la sera.
La Fucina - Via Giuseppe Lunati, 25/31 tel. 06/5593368   www.pizzerialafucina.it
 

 

Said

A proposito di posti children friendly o meno mi preme segnalare la politica sgradevolissima ed antiquata in questo senso di Said. Innazitutto il brunch domenicale che già costa 25 euro non prevede alcuno sconto per i bambini e quindi il messaggio è chiaro. A questo si aggiunge che alla richiesta di una cara amica di un preventivo per un aperitivo di compleanno quando hanno saputo che ci sarebbero stati anche dei bambini hanno chiesto con tono scocciato ed allarmato “di quanti anni?”. Modalità ridicole, tanto più considerato che si parla di una ex fabbrica di cioccolata e non certo di un locale bomboniera per aperitivi romantici! Depennato ( e non vi do neanche i dati!)…anche se prima o poi il bimbo ce lo porto e senza avvertirli!

domenica 12 gennaio 2014

Un pò di altri brunch romani

Questi post li trovate pubblicati nell'apposito capitolo suo brunch, ma li anticipo anche qui.

Enoteca Ferrara - Piazza Trilussa, 41 tel. 06/58333920   www.enotecaferrara.it  25 euro, 15 i bambini
Questa è una limousine dei brunch: l’indirizzo è quello congiunto dell’Enoteca Ferrara e del Ferrarino, ristorante e trattoria-aperitivi tra i pochi posti dove mangiare con qualità a Trastevere. Il brunch domenicale si svolge quindi in una location molto carina a pochi passi da Piazza Trilussa e la qualità ed originalità dell’offerta gastronomica è ottima, una spanna sopra la media dei brunch romani. Quando sono andata c’erano, per esempio, una zuppa dell’oltrepò pavese da bis e carciofi alla giudia appena sfornati, caldi e croccanti. Anche le costine di maiale barbecue style valevano già il pranzo e così tutti i piatti, sia caldi che freddi. Forse un po’ deludente l’aspetto dolci. In più animazione bimbi con personale dedicato in una bella sala a parte e menù ad hoc ed ogni domenica un’idea particolare, come il mercatino o il concorso gastronomico a fare da contorno al buon cibo. Il costo è nella media dei brunch di buon livello in città, ma il risultato finale vale la visita.
 
Casa del Cinema (Cinecaffè) - Largo Marcello Mastroianni, 1 tel. 06/42016224   www.cinecaffe.it  25 euro, 15 i bambini
Il prezzo di questo brunch è lo stesso di quello dell’Enoteca Ferrara, ma la soddisfazione certamente no. Non che sia cattivo o scarno, anzi, ma sicuramente non brilla per originalità. Piatti da gran buffet anni ’80 con tanto salmone in tutte le varianti, pollo arrosto, lasagne, tante verdure – anche non di stagione – grigliate e bollite. Indubbiamente ampio il settore dolci con le classiche sacher, tiramisù, millefoglie, ma niente da strapparsi i capelli Diciamo che il risultato finale assomiglia un po' ad un pranzo di notte anni '80....Ovviamente ciò che merita è la location all'interno di Villa Borghese, con tanto spazio sia all'aperto che al chiuso.

Rosti - Via Bartolomeo D'Alviano, 65 tel. o6/2752608   www.rostialpigneto.it  20 euro, 15 i bambini
L’apertura di Rosti un paio di anni fa è stata salutata con grande scappellamento in quanto la location è superlativa in uno spazio bucolico del Pigneto con tanto di ampio giardino con giochi per bambini e la proposta della cucina suonava interessante con l’ispirazione casalinga in perfetta sintonia con i lunghi tavoli sociali. Nel tempo l’eco si è un po’ affievolita anche a causa di alcune critiche iniziali sul servizio, ma sicuramente l’indirizzo rimane tra i più originali della nuova invasione di luoghi aperti da mane a sera versatili per ogni esperienza e momento. Personalmente non ci avevo mai mangiato, ma l’atmosfera del giardino con le lampadine colorate in una sera d’estate mi aveva conquistata e aspettavo da tempo di sperimentare il brunch domenicale. Certo sarebbe stato meglio attendere una giornata di sole primaverile per sfruttare appieno lo spazio esterno, ma anche con la pioggia il posto è piacevole. Qui il brunch viene chiamato “il pranzo della domenica” ed in effetti le pietanze sono molto confort food casalingo, ma sono tutte assolutamente gradevoli e con qualche tocco di originalità. Quando ci sono stata c’era uno sformato di verdure miste ottimo, cannelloni e zuppa, pollo arrosto con le patate, vignarola (forse un po’ fuori stagione a Dicembre…), agnello al forno, varie verdure e tanti dolci di fattura casalinga. Compreso nel prezzo il caffè americano. Anche se non è prevista un’animazione per i bambini la location esterna ed il prezzo favorevole invitano ad andare con i pargoli: siete avvertiti.

 

Salotto Culinario

Anche in questo ristorante era tanto che volevo andare. L’obiettivo era ritrovare la cucina dell’ottimo Dino De Bellis che anni fa ci aveva più volte deliziato in un ristorante buffo buffo che si chiama l’Osteria dell’Incannucciata, posizionato in periferia estrema in un vero e proprio borgo. Lo chef è bravo e in qualche modo sembra affezionato alle location particolari ed improbabili per l’alta ristorazione. Infatti l’attuale indirizzo è un incredibile sala ristorante al piano terra di quello che fu il Castello del Mobile Peroni proprio davanti l’IKEA dell’Anagnina. E’ veramente il ristorante che non ti aspetti, caldo e moderno, arredato con elementi del magazzino, ora in svendita, del negozio di mobili, con simpatica vista sul raccordo anulare. Ancora più incredibile è l’apertura sia a pranzo – con un menù light – che a cena, la disponibilità a moderne tapas da aperitivo (riprenderanno con la bella stagione) ed il mix tra cucina che tranquillamente sfiora la vena alta e creativa e tovagliette e tovaglioli di carta, il tutto servito da una simpatica cameriera romana verace in scarpe da ginnastica. Il menù propone alcuni piatti assolutamente riusciti – sopra tutti gli antipasti di triglia e broccoli ed i gamberoni con il lardo con zuppetta di cipolla (dentro una cipolla) – ed alcuni ancora in via di sperimentazione come il tris di maialino in cui i filetto era totalmente surclassato dal piccolo panino con il cotechino e dalla guancia molto aromatica. Lo chef parla in effetti del Salotto come di una “officina” culinaria dove fare sperimentazioni, quindi vale sicuramente la pena tornare più volte. Piccola, ma corretta e curata la carta dei vini e prezzo totale che non supera i 40 euro a persona per un bel pasto completo. Possibilità di acquistare alcuni prodotti di qualità come pasta ed olio.
Salotto Culinario - Via Tuscolana, 1199 tel. 06/72633173   www.salolottoculinario.it