lunedì 27 febbraio 2012

Lilli

Che bella scoperta! Almeno per noi, perchè a giudicare dalla folla di un pranzo domenicale - tutti i tavoli riservati - il posto è da tempo noto a molti romani e non. Eppure io in questo scorcetto di Roma sparita in zona Tor di Nona, tra Piazza Navona e Castel Sant Angelo, non mi ci ero mai trovata e non conoscevo questa autentica trattoria romana/romanesca aperta dalla fine degli anni '60. Pochi piatti in lista e tutti di salda tradizione romana, sapori decisi, ma non pesanti e cotture perfette. Da menzione l'avere in carta piatti spariti come il bollito di gallina e quello di manzo in salsa verde. Come da repertorio locale nessun interesse per gli antipasti, i vini di cantina e tantomeno per i dolci, anche se la coppa di millefoglie coperta di crema allo zabaione è uno dei dolci più "ignoranti" e buoni che abbia assaggiato da parecchio tempo. Conto che non può proprio superare i 30 euro a persona neanche se vi impegnate e fuori la Roma più bella che ci sia pronta per una passeggiata. Ma cosa si vuole di più? Aperto pranzo e cena.
Lilli - Via Tor di Nona, 23 tel. 06/6861916   http://www.trattorialilli.it/

venerdì 24 febbraio 2012

Retro Zerodue

Complice il riavvicinamento con una simpatica cugina campana che non vedevo da anni, mi sono ritrovata a cena in uno di quei ristoranti da comitive dove, di mio, non metterei mai piede. Diciamo che il post starebbe bene nel capitolo su Monteverde e dintorni, ma nell'ambito dei posti non del tutto congeniali al mio spirito. Già è un locale che fa parte di una catena, poi questo gusto per l'arredamento in stile revival anni '50 e per le scelte "simpatiche" come la scatola di latta per il pane e le lavagne enormi per il menù....insomma un posto antipatico in partenza. Lo so, ho dei pregiudizi, ma sono disposta a metterli alla prova. Il loro sito parla di cucina iper tradizionale, con riscoperta di ricette romane e laziali: secondo me siamo più nei paraggi di una cucina italo-mediterranea con qualche svolazzo creativo e lo chef avrebbe bisogno di un ripasso di geografia. Risultato dell'esperimento? Che dire: ho assaggiato un paio di primi veramente buoni, ma l'emozione finisce qui. Non capisco quale sia il valore aggiunto di un posto così caciarone e con proposte tra il tradizionale ed il creativo piuttosto scontate (il tortino al gianduia dal cuore caldo!!!!!). Le materie prime sono sicuramente nella norma, i piatti anche, le porzioni fin troppo abbondanti, i vini ordinari...il tutto sa di già visto, ispirato più alle mode che alla sostanza e alla fine si spendono 40 euro a testa...Insomma, a Roma si può avere una cena migliore, anche se siete una comitiva. Aperto solo la sera.
Retro Zerodue - Via dei Colli Portuensi, 172 tel. 06/53273530   http://www.trattoriaretro.it/

Ripa 12

Un pò come l'A' Ciaramira, il Ripa 12 permette di assaporare per una sera una Trastevere esente da pizze margherite e matriciana, offrendo in cambio una cucina tutta di pesce in un locale elegante e spazioso. Il risultato, però, mi ha un pò delusa: per fortuna le porzioni sono molto generose e l'atmosfera è molto amichevole. Sulla qualità del pesce usato non discuto, credo sia veramente buona, però le ricette sono un pò troppo varie, i condimenti eccessivi, le cotture non a puntino, le presentazioni curate poco e alcune scelte sono veramente discutibili (le fragole a Febbraio!!!!!!). Onestamente non mi è chiaro il motivo di tutto ciò, perchè credo che la cucina abbia possibilità ben maggiori. Interessanti e da approfondire gli accostamenti del pesce con i gusti forti della cucina calabrese. Prima o poi gli do una seconda chance. Aperto a pranzo e a cena.
Ripa 12 - Via San Francesco a Ripa, 12 tel. 06/5809093   http://www.ripa12.com/

domenica 19 febbraio 2012

Lago di Bolsena - La Tana dell'Orso Bruno

Una gita sul lago può avere molti punti di vista: ristorante sul lungolago o in collina con vista lago. Questo delizioso locale scovato sulla guida Slow Food appartiene alla seconda categoria: siamo in alto e la vista sul lago è molto bella. Il ristorante ha un dehor piacevolissimo nella bella stagione e il servizio, cortese e amichevole, permette di trascorrere un bel pò di tempo tra buon cibo e magnifica vista. Il patron - il Bruno del nome - produce in proprio olio, sottoli e sottoaceti e si sente, ma la parte da leone la fa il pesce di lago (coregone, tinca, anguilla) presentato in varie proposte tutte valide. Cibi molto buoni e di grande semplicità, spesso di ispirazione toscana. Massima tollerenza per il bambino. Gli interni sono caldi e piacevoli e può valere anche una visita invernale. Ma nel caso passiate con il bel tempo fate una gita in barca intorno alle due isolette del lago.
La Tana dell'Orso Bruno - Bolsena Località Montesegnale, 162 tel. 0761/798162

Blind Pig

Nel quadro dell'offerta brassicola romana di qualità mi mancava ancora un sopralluogo in questo altro tempio della birra artigianale. Si tratta di un piccolo locale in zona Furio Camillo che propone solo birre alla spina ed in bottiglia tra le migliori della produzione artigianale sia italiana che estera e qualche piatto da gastro-pub. Per andare ho sfruttato l'occasione della settimana della birra artigianale che si è svolta questa settimana in occasione della quale il Blind Pig ha proposto vari eventi molto interessanti. Io ho partecipato ad una bella serata di presentazione di alcune birre particolari di Opperbacco, birrificio abbruzzese attratto da prodotti anche molto importanti come le birre maturate con il metodo champenoise. Assaggiate la "Re di Denari" profumata e champagnosa, la "Tripping Flower" con fiori di luppolo fresco e una incredibile "Overdose" creata con una quantità incredibile di luppolo: per me eccessiva, ma c'è a chi piace. In abbinamento cenetta con piatti ben congegnati per sposarsi con le birre offerte, il tutto a 25 euro. Leggendo dalla lavagna e sbirciando nei piatti altrui ho visto un interessante stinco di maiale a 12 euro e begli hamburger. Ovviamente locale affollato e rumoroso in stile giovanile, ma piacevole.
Blind Pig - Via Gino Capponi, 45 tel. 06/78345642   http://www.blindpig.it/

martedì 14 febbraio 2012

Torino

Ecco una città che amo moltissimo fin da quando da ragazzina l'avevo visitata per trovare dei vecchi parenti: eppure all'epoca era soprattutto una grande officina a cielo aperto, offuscata dal traffico, dallo smog e dalla nebbia. Per me era il libro "Cuore" e il triste Salgari. Invece negli ultimi anni Torino ha avuto una rinascita incredibile e merita assolutamente una lunga visita: strade e piazze sono tornate allo splendore di fine secolo, liberate dalle macchine e ripulite, i caffè sono i più belli d'Italia, sono stati aperti alcuni dei musei più innovativi ed affascinanti d'Europa, spesso riadattando vecchi edifici industriali, la qualità del cibo e del vino non hanno paragoni sotto lo sprone continuo di Slow Food che qui impera ed organizza quella kermesse pazzesca che è Il Salone del Gusto e Terra Madre....Veniteci, veramente: magari passate a fine Ottobre quando c'è Il Salone del Gusto che almeno una volta nella vita va vissuto e tra un assaggio e l'altro visitate il meraviglioso Museo del Cinema, l'appannato, ma ricchissimo Museo Egizio, l'incredibile e nuovissimo Museo dell'Automobile e l'appena aperto Museo del Risorgimento. E poi i meravigliosi palazzi e la Venaria Reale....Durante i festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia qui si è veramente sentito il sapore ed il senso delle celebrazioni, a cominciare da una città che è ancora oggi è interamente pavesata da bandiere tricolori e che in quei giorni ha aperto mostre straordinarie. La qualità della vita torinese va di pari passo con un'attenzione quasi nordica per il turista cui vengono offerte proposte molto accattivanti: innanzitutto è imperdibile la Piemonte Card che per poche decine di euro - a seconda dei giorni di validità - permette di visitare "all inclusive" ogni singolo museo e mostra della città e dei dintorni, nonchè di utilizzare l'efficiente rete dei servizi di trasporto pubblico. Nella nostra ultima visita, bimbo compreso, abbiamo girato talmente tanto che abbiamo calcolato che ce la siamo ripagata almeno 5 volte! E poi tante possibilità di visite guidate organizzate dall'Ente del Turismo, molte a tema eno-gastronomico (bellissima "Merenda Reale" nella ciccolateria di Palazzo Reale). Detto ciò passiamo alle recensioni...ah, piccola postilla: credo che Torino sia una città ottima per mangiare etnico data la grande e storica presenza di nazionalità e culture diverse e spero di poter presto provare qualche locale, ma nei due ultimi viaggi ho visitato unicamente locali della tradizione piemontese.

B&B Colazione in Piazza Castello - Piazza Castello, 9 tel. 011/2076983  340/1671296   http://www.colazioneinpiazzacastello.it/
Siamo molto fieri della scoperta di questo b&b dove siamo già stati due volte, sia da soli in "romanticmode" che con il bimbo in versione "familymode". La location è incredibile: due appartamenti in un palazzo del '600 esattamente in Piazza Castello, davanti Palazzo Reale e Palazzo Madama: una delle più belle piazze del mondo! Dentro scale con ringhiera, parquet d'epoca incredibilmente scricchiolanti, stanze ampie arredate con un gusto mai lasciato al caso: modernariato e antichità si fondono in un mix mai banale, il tutto arricchito da telerie originali e dettagli particolari. Qui niente IKEA! Le stanze hanno il bagno in camera o immediatamente fuori e ci sono varie possibilità sia per single che per famiglie. Ma la vera differenza la fanno le proprietarie: Azzurra e Zena sono capaci di accogliere con discrezione torinese sommata a calore mediterraneo e questo cocktail si comprende bene nella colazione che è totalmente cucinata in casa e bio: muffins, marmellate, macedonie, biscotti, tutto in quantità e qualità incredibili. Se volete passare inosservati ci riuscirete, se invece volete ottimi consigli per visitare la città e mangiare (Azzurra ha lavorato per anni nel mondo della ristorazione) saranno liete di aiutarvi. Grande simpatia ed accoglienza per animali e bambini. Il tutto a 90 euro per la doppia, colazione compresa. Se proprio si vuole trovare un difetto è il rumore che viene dai tram sottostanti, ma il piano è molto alto e non da problemi. Per noi una seconda casa (magari la mia fosse così....)

Consorzio - Via Monte di Pietà, 23 tel.011/2767661   http://www.ristoranteconsorzio.it/
Nel centro città locale giovane e giovanile, ma con cucina di tradizione e territorio, aperto nel 2008 e già entrato in molte guide specializzate, a cominciare dalla Slow Food che sicuramente premia la grande attenzione per i Presidi sempre presenti in carta in almeno 7-8 opzioni. In effetti i piatti tipici della cucina torinese ci sono e sono cucinati bene e con mano leggera - è una gastronomia che può rischiare la pesantezza - e in più ci sono delle variazioni di gusto esotico-mediterraneo che giustamente ai torinesi stufi di "finanziera", "fritto misto" e "vitel tonnè" possono interessare. Complessivamente, però, il posto non mi ha convinta del tutto: troppo affollato e rumoroso (il locale è molto piccolo e serve assolutamente la prenotazione), porzioni un pò modeste, rapporto qualità/prezzo tendente all'altino (si scivola facilmente verso i 40 euro). Ho avuto la sensazione di un posto di cui si parla troppo...ma magari era una serata no (mia o loro non saprei). Bambini ben accetti, più o meno come in tutta Torino. Ottimi vini al calice a prezzi, questi sì, interessanti. Aperto a pranzo e cena.

Le Vitel Etonnè - Via San Francesco da Paola, 4 tel. 011/8124621   http://www.leviteletonne.com/
Ristorante informale, ma carino, sempre pieno sia di locali che di turisti, in pieno centro. Servizio molto veloce e cortese per una carta ricca di portate di tradizione con qualche rivisitazione che non stona. Ravioli, fassona, baccalà, ovviamente vitel tonnè, bonet, ciò che si cerca c'è e anche qualcosa in più. Un posto che da soddisfazione senza esagerare nei prezzi (massimo 35 euro) e che non sembra strizzare l'occhio a nessuno in particolare, ottimo per la famiglia come per la coppia. Aperto a pranzo e cena.

Porto di Savona - Piazza Vittorio Veneto, 2/d tel. 011/8773500  
Nella più grande piazza d'Europa, lì dove partivano le carrozze per Savona, un locale storico della città. molto amato, ma anche criticato. Dico subito che a me è piaciuto e molto: ho letto commenti terribili su vari siti sul fatto che non sia più quello di una volta...non posso fare paragoni con il passato, ma ora come ora mi sembra un ristorante un pò polveroso che, però, mantiene le sue promesse. Intanto la location: interni d'antan caldi e piacevoli e in estate un dehor che coincide con una bella porzione di piazza. In carta tutti i classici della tradizione piemontese, compreso fritto e carrello dei bolliti, pasta fresca con il tartufo in stagione (venduto al peso e grattato sul piatto finchè non si dice basta), agnolotti, bonet. Cucina generosa e di qualità. Ho molto apprezzato la presenza in carta delle mie amate birre artigianali di cui il Piemonte è ormai uno dei più innovativi produttori a cominciare dalla Baladin con cui abbiamo pasteggiato e vi assicuro che si sposa alla cucina locale quanto un buon Barolo! Personale veloce e disposto a fare due chiacchiere sui piatti e su altri segreti della città (vi siete mai chiesti cosa c'entrano l'aglio e le alici mediterranee nei piatti più indigeni della cucina di una città quasi francese come Torino?). Conto che non supera i 35 euro. Aperto a pranzo e cena.

Sotto la Mole - Via Montebello, 9 tel. 011/8179398   http://www.sottolamole.eu/
Proprio sotto la Mole Antonelliana, oggi meraviglioso museo del cinema e una volta aspirante sinagoga della città, un ristorante piccolino di grande qualità. Qui siamo alla cucina di tradizione in salsa chic, senza per questo diventare arrogante o pretenziosa. Le innovazioni sono ben ideate e ben accostate ai piatti più tradizionali: ho mangiato i migliori agnolotti del plin delle mie visite torinesi, ma anche alcuni antipasti "creativi" da ristorante di alta cucina per qualità delle materie prime e impatto visivo. Il prezzo è un pò più alto degli altri indirizzi, almeno 40 euro per stare bene, ma ne vale la pena. Aperto a pranzo e cena.

La Taverna di Fra Fiusch - Via Beria, 32 Revigliasco Torinese - Moncalieri tel. 011/8608224   http://www.frafiusch.it/
Detta così sembra impegnativo, uscire dalla città, ma in realtà Moncalieri è praticamente un quartiere di Torino - non me ne vogliano gli abitanti! -, almeno rapportato alle distanze romane. E spostandovi di neanche mezz'ora dal centro vi ritrovate sulle colline torinesi immersi nella deliziosa piazzetta di Moncalieri. Qui si incontra la mia migliore esperienza culinaria di Torino. La Taverna è un ristorante a due piani con una bellissima terrazza da cui si può ammirare il tramonto, che offre una cucina praticamente perfetta. Piatti della tradizione cucinati con mano ferma ed accurata e con materie prime eccellenti: mangiate qui delle alici fritte che neanche a Napoli! Devo assolutamente tornare il venerdì per assaggiare il fritto misto di cui ho letto meraviglie. Bonus assoluto per l'accoglienza bambino neanche fosse stato un principino di Casa Savoia. Aperto solo la sera (a pranzo sabato e festivi).

Le Tre Galline - Via Bellezia, 37 tel. 011/4366553   http://www.3galline.it/
E dalla migliore mangiata torinese alla peggiore, o perlomeno la più irritante. Me lo avevano detto che quello che una volta era il miglior ristorante tradizionale di Torino ora è una pallida ombra di se stesso ad uso e consumo di turisti con il portafogli pieno. Ma ho voluto provare lo stesso e così adesso so che avevano ragione. Questa "trattoria elegante" sembra non avere una direzione precisa, che non sia per l'appunto quella di incassare: il menù, rigorosamente della tradizione, presenta pochissimi piatti e ciò che arriva in tavola è sicuramente buono, ma senza slancio e cuore e per di più intristito da porzioni al limite della nouvelle cuisine prima maniera. Ambiente e servizio inutilmente affettati e conto che supera allegramente i 40-50 euro per una cena insoddisfacente. Ottimi i grissini, ma da queste parti non è anomalo. Aperto a pranzo e cena.

E' Cucina - Via Bertola, 27/a tel. 011/5629038   http://www.cesaremarretti.com/
Per toglierci di dosso un pò di sapore della tradizione abbiamo accettato il consiglio della proprietaria del b&b e l'ultima volta abbiamo provato questo ristorante che in città "tira" molto, aperto da un infaticabile - guardate il sito - giovane prodigio della cucina italiana di cui non avevo mai sentito parlare. Il posto è molto carino e non sarebbe male avercelo a Roma come alternativa alle pizzerie e alle trattorie finto romanesco (per ora oltre a Torino ce ne sono due a Bologna): location shabby chic, informale, ma trendy, con grande spazio interno ed esterno per una proposta gastronomica originale. Cucina mediterranea creativa, ma di sostanza: a pranzo opzioni da 10 a 20 euro a seconda della quantità di piatti che si ordinano, a cena piatti a 8 euro l'uno in in versione carne, pesce o vegetariana. Quindi, di fatto, un menù fisso, ma con qualche possibilità di costruirsi un percorso personale e alla fine nel piatto ci sono quantità notevoli di ottimo cibo di buona qualità. Per una cena tra amici o un veloce lunch lavorativo è perfetto. Ma a pranzo non si può prenotare e bisogna arrivare prestissimo perchè si riempie subito. Aperto a pranzo e cena.

lunedì 13 febbraio 2012

Felice vs. Flavio al Velavevodetto

Perchè due locali a confronto? Bhe, intanto per fare un post diverso e poi perchè i due indirizzi testaccini in questione hanno molte cose in comune oltre alla location, a cominciare dalla gestione visto che il Flavio del secondo ristorante fino a un paio di anni fa lavorava da Felice e ne era una delle colonne portanti. E' un raro caso di divorzio che porta più vantaggi che svantaggi: Testaccio è da tradizione ricca di ristoranti e pizzerie, ma raramente questi posti brillano per qualità e sono più spesso un mix indigesto tra bucatini in tutte le salse e modaiolità varia. In questo panorama di vecchie glorie appassite (vedi Checchino) e novità improponibili (vari ristoranti gestiti da attori del cinema "de Roma") Felice è da sempre uno dei pochi locali su cui contare e va il merito a Flavio di averne creato a breve distanza un degno epigono. Non credo che la loro rivalità sia del tutto pacifica, ma questo può risultare un gran bene per il cliente!

Felice: se si hanno dei parenti o amici di fuori città o stranieri da portare a spasso ad assaggiare la vera cucina romana, una cena da Felice è una garanzia. Tipici piatti della tradizione romana ed in particolare testaccina, con una certa osservanza anche della scansione dei piatti nei vari giorni della settimana e con un uso sapiente del quinto quarto. In carta si trovano tutti i classici che ci si aspetta - matriciana, carbonara, coda alla vaccinara. baccalà, interiora varie, polpette - cucinati sempre molto bene e con mano alleggerita nel condimento: prezzo medio-alto (circa 40 euro) e ricarichi non esorbitanti sui vini. Se proprio si deve trovare un difetto nella cucina è proprio la sua "prevedibile" qualità, ma è chiaro che è piuttosto un gran pregio e in questo Felice credo che superi Flavio. Invece è certamente un difetto che a causa del costante overbooking spesso si ricorra all'orrenda pratica del "doppio turno". Quando è pieno il locale è un pò rumoroso e, purtroppo, non ha uno spazio all'aperto. Aperto a pranzo e cena.

Flavio al Velavevodetto: Flavio ha dalla sua la lunga esperienza da Felice e nella cucina questo si sente, soprattutto nelle straordinarie polpette di bollito con scarola. Però qualche incertezza ancora c'è e mi è capitato di mangiare delle fettuccine scotte. Poca fantasia negli antipasti e nei dolci: va bene essere fedeli alla tradizione romana che da poca importanza a questi piatti, ma è pur sempre un ristorante e non una fraschetta! Comunque: la qualità c'è e il rapporto qualità/prezzo è ottimo (si può stare bene già con 30 euro). Immagino che la cucina debba ancora prendere le misure con quello che è stato indubbiamente un rapido successo, tanto da far salire questo locale immediatemente nelle classifiche Gambero Rosso e Slow Food. Alle buone premesse questo posto abbina poi una location che, nella bella stagione, batte Felice 10 a 1: se il dentro è piuttosto grande, ma poco affascinante, l'esterno può contare su vari spazi dehor, compreso un delizioso terrazzino dove mangiare con il ponentino di Testaccio in un'afosa serata romana non ha prezzo! Aperto a pranzo e cena.

venerdì 10 febbraio 2012

Ristoranti giapponesi a Roma

E' forse superfluo, ma va detto: questo non è nè può essere un elenco completo dei ristoranti giapponesi di Roma - o che si spacciano per tali! Sarebbe impossibile fare recensioni esaustive di tutti gli indirizzi che offre la città in questo settore attualmente in massima espansione. Perciò si tratta unicamente di qualche indirizzo che a me piace molto o che, comunque, ritengo abbia una sua attrattiva. Più aneddoti e ricordi sparsi.
Per chi non mi conosce bene devo raccontare in poche parole il mio amore per il paese del Sol Levante: sono stata in Giappone in più occasioni dall'età di 18 anni, anche per periodi abbastanza lunghi, ed ho studiato la lingua e la cerimonia del tè. Sono molti, moltissimi anni che non torno in quella che per me è una seconda patria, ma non ho mai smesso di amarla e di documentarmi. Libri, film, attività dell'Istituto di Cultura Giapponese di Roma, cucina, arte: amo ogni aspetto della cultura e della personalità giapponese e forse mi sono sempre sentita più nipponica che italiana. Detto ciò va da sè che ritengo di capire di gastronomia giapponese un pò più della media del cliente  romano, quindi il mio elenco sarà inevitabilmente parziale e molto, molto soggettivo, ma credo anche interessante.
La prima volta che ho mangiato cucina giapponese avrò avuto 10-12 anni: per qualche misterioso motivo la mia famiglia, abbastanza normale, aveva la passione per i viaggi e per la cucina esterofila. Credo di essere stata la prima - e per lungo tempo l'unica - tra i miei compagni di scuola ad andare nei primi ristoranti cinesi di Roma (il mitico Tien Tsin di Via Capo le Case...) ed una volta finimmo dio sa come in quello che alla fine degli anni '70 e per molto tempo dopo ancora era l'unico ristorante giapponese della capitale, il ristorante Hamasei che esiste ancora oggi, ma che all'epoca era al primo piano di un palazzo del centro. A quei tempi era un posto solo per gli uomini d'affari nipponici che si trovavano in città per lavoro e furono molto stupiti di vedere questa famiglia italiana. Ricordo che i miei non riuscirono a mangiare granchè perchè i piatti erano veramente molto, molto autentici - altro che "sushi as you can eat"! -, ma io mi ingozzai di qualsiasi cosa, compreso degli incredibili cetrioli crudi con una purea di melanzana salata ovviamente mai più trovata. Insomma, avrei dovuto capirlo da quella volta....

Da quegli anni la situazione della ristorazione giapponese in Italia è molto cambiata: hanno cominciato i milanesi impiantando  ristoranti jap eleganti e trendy e poi convertendo i ristoranti cinesi in ristoranti nippo a buon mercato. Roma si è allineata di corsa e negli ultimi anni ai consolidati nomi storici con gestori e cuochi realmente giapponesi, si è affiancato un numero spropositato di locali gestiti da cinesi dove sono cinesi anche i sushi men....quando non sono pachistani! Non ho niente contro questi ibridi e anzi tra i miei posti favoriti ve ne sono anche alcuni; il problema è che questo secondo filone non ha fatto altro che proseguire, a prezzi più economici e con prodotti di minore qualità, la tradizione ormai ventennale portata avanti dai ristoranti di nome e cioè l'omologazione di una cucina giapponese in cui sembra che il piatto nazionale sia il sushi, in tutte le sue possibili varianti, con al limite qualche eccezione di piatto caldo, ma comunque di lusso come il tempura o i sukiyaki. Se nei menù trovate yakitori (spiedini di pollo) o qualche ciotola di ramen, soba o udon (i vari tipi di zuppe con spaghetti) si tratta sempre di poca roba e comunque di piatti senza corpo e sostanza. Ma il punto è che in Giappone il sushi non è il piatto nazionale!!!! Di fatto in Giappone il sushi è una portata di altissima qualità a prezzi per noi inavvicinabili nei ristoranti  di lusso oppure è lo spuntino che si consuma nei bento (scatole-cestini che si usano per i pranzi veloci e che vengono venduti ovunque) e viene preparato con ingredienti di scarsa qualità. In ogni caso la vera cucina popolare giapponese è fatta di tutt'altro: tanti, tantissimi tipi diversi di zuppe di spaghetti di vario genere (di grano, di riso, di grano saraceno), calde e freddi condite con carne o pesce, ma soprattutto annegate in brodi buonissimi; spiedini di carne o pesce alla brace; polpette (takoyaki) o pancakes (okonomiyaki) piene di ingredienti diversi cucinate sulla piastra (teppan). Insomma una cucina tutt'altro che sofisticata, ma molto varia di cui in Italia non si sa quasi nulla - vedremo le rare eccezioni - e, invece, ben presente in altri paesi europei: se andate a Parigi cercate Rue Saint Anne, vi troverete un' infinita distesa di economici ed ottimi ristorantini giapponesi in cui si mangiano zuppe quasi migliori che a Tokyo. E' un gran peccato e segno di pigrizia culturale: io adoro il sushi, ma mi spiace vada persa una tradizione culinaria così vasta e particolare in un appiattimento standardizzato che gioca soprattutto con il portafogli (costa certo di più un sushi di tonno che una ciotola di zuppa) e omologa i sapori ed i saperi.
Detto ciò....


Take - Viale di Trastevere, 4 tel.06/5810075   http://www.takesushi.it/
Questo era un ristorante cinese ed ancora oggi è gestito dalla sorprendente Angela, signora cinese molto gioviale che parla fluentemente il giapponese e che quando ha voluto riconvertire il suo locale in un indirizzo nippo ha volato alto accaparrandosi un super sushiman giapponese, Murata Kisaburo, che lo è stato per anni nell'elegante Hamasei. Da questo incontro è venuto fuori quello che è a mio modesto giudizio il migliore ristorante giapponese tradizionale della capitale. Niente pò pò di meno. E se vedete la folla di giapponesi che vivono a Roma che lo affolla a pranzo e cena capirete che non sono la sola a pensarlo. Murata è coadiuvato da un altro chef giapponese per i piatti caldi che sono tutti molto buoni: ottimo sukiyaki cucinato al tavolo con tutti gli ingredienti giusti, leggera la pastella del tempura, un paio di zuppe. Ma il pezzo forte qui è effettivamente il sushi di cui Murata-san è realmente un artista: arrivate presto a pranzo o comunque sedete al bancone e lo vedrete muovere con maestria i suoi coltelli su pesci sempre freschissimi (la povera Angela ha dovuto cambiare spesso fornitori per soddisfare le esigenze del sushiman che non si accontenta facilmente). I sushi del Take sono rigorosamente tradizionali: a Murata-san non interessa la fusion food e i sushi cotti e colorati che ultimamente si vedono in alcuni locali. Quindi lavora essenzialmente pesce crudo di ottima qualità per un sushi veramente perfetto a cominciare dalla preparazione del riso (è la cosa su cui più spesso cadono i cino-giapponesi). Da menzione gli amuse bouche nipponici offerti pre pasto sempre molto aderenti alla tradizione. Locale non molto grande e sempre pieno, con qualche tavolo sul marciapiede in estate. A pranzo anche menù veloci completi tra i 13 e i 15 euro. Prezzo medio 35-40 euro. Aperto a pranzo e cena.

Hamasei - Via della Mercede, 35/36 tel. 06/6792134   http://www.roma-hamasei.com/
Il primo ristorante giapponese di Roma - aperto nel 1974 - e probabilmente ancora oggi il più famoso e chic. Il locale è stato rifatto da pochi anni e si è molto ingrandito, ma anche così è sempre pieno anche perchè gioca facile con  gruppi di turisti giapponesi e con tutto il bel mondo che ruota intorno alle boutique alla moda del centro. La cucina è tradizionale senza particolari innovazioni, quindi buon sushi, tempura, sukiyaki, shabu shabu. La qualità è alta ed anche in prezzi sono in linea. Praticamente tutto il personale è realmente giapponese e questo lo rende un posto con un'impronta nipponica molto forte che a me piace ogni tanto riprovare. Come sempre a pranzo possibilità di menù bento completi tra i 15 e i 20 euro. Aperto a pranzo e cena.

Sushisen - Via Giuseppe Giulietti, 21/a tel.06/5756945   http://www.sushisen.it/
Questo ristorante con grande kaitenzushi (il nastro trasportatore dei piattini di cibo jap) è gestito da una famiglia mista italo-giapponese ed è il paradiso del sushi creativo e fusion con originali proposte sia con pesce crudo che cotto, anche piccanti o addirittura con contaminazioni con la cucina italiana e i dolci. Il sushi è decisamente buono e venire qui è un'ottima occasione per sperimentare qualcosa di veramente nuovo: sushi con gamberi in tempura, con salmone cotto, con tonno e salmone piccante, con salsa alle fragole, con anguille cotte....L'assortimento è praticamente infinito. Possibilità di mangiare sia alla carta che prendendo i piattini dal kaiten che a pranzo sono a prezzo fisso e permettono un pasto veramente vario ed economico. La sera il conto sale, ma difficilmente si spende più di 40 euro. Da non molto si sono messi a cucinare anche enormi ciotole di miso ramen ed altre zuppe di spaghettini finalmente aderenti alla tradizione dlela cucina popolare giapponese: apprezzabile esperimento. Aperto a pranzo e cena.

Hasekura - Via dei Serpenti, 27 tel.06/483648   http://www.hasekura.it/
Nel quartiere Monti dove secondo me vale sempre la pena fare una passeggiata, un altro indirizzo storico e di alta qualità, gestito da un giapponese e da un'italiana. Vera cucina giapponese tradizionale in un ambiente piuttosto piccolo e molto chic, con atmosfera rarefatta. A mio giudizio posto un pò freddo e senza anima, ma è perfetto per una cena di qualità un pò romantica. Prezzo altino, almeno 50 euro per una cena seria. Aperto  a pranzo e cena.

Doozo - Via Palermo, 51/53 tel. 06/4815655   http://www.doozo.it/
Questo è un posto piuttosto poliedrico che merita una visita a più livelli: è una libreria con volumi di arte, fotografia e letteratura orientale, un laboratorio di corsi di lingua e arti giapponesi (ikebana, pittura, scrittura), una location di eventi culturali a tema asiatico e un ristorante giapponese di grande qualità con il bonus di un piccolo giardino nel retro molto zen, perfetto per le serate estive o per un tè verde nel pomeriggio. Il locale è ampio e molto curato ed è piacevole passarci anche delle ore visto che è aperto tutto il giorno e può essere sfruttato per leggere, mangiare o per una semplice pausa tè. Il menù offre pochi piatti tradizionali (sushi, sashimi e tempura) di buona qualità ed ottima presentazione. Servizio molto affabile e atmosfera piacevole. Aperto a pranzo e cena.

Hokkaido - Via Marsala, 96/c tel. 06/45505297   http://www.ristorantehokkaido.com/
Ebbene sì, mangio anche nei cino-giapponesi! E visto che la qualità è bassa cerco di compensare con la quantità: ci sono delle volte che ho talmente tanto bisogno di Giappone che anche il dozzinale sushi di questi posti mi va bene, soprattutto nella formula "all you can eat" che nel mondo ha molta fortuna. Va da sè che si tratta di un pasto che ha più a che vedere con la psichiatria (bulimia compulsiva da ossessione nippofila) che con il buon gusto, ma quando ci vuole ci vuole....Nell'ambito di questi posti sorti come funghi che offrono a massimo 20 euro un menù infinito per quantità e tipologia io scelgo questo locale vicino alla Stazione Termini che permette di ordinare (a 17 euro a pranzo e 20 la sera) ogni tipologia di sushi, sashimi, tempura (solo vegetale), e qualche piatto caldo. Non è meglio di altri posti: il pesce è passabile e il riso del sushi è semplicemente bollito, la frittura è cinese, gli yakitori sono pieni di salsa, ma per un'abbuffata senza limiti va bene ed è tra i pochi a Roma, se non l'unico, che permette l'all you can eat anche con il sashimi. Comunque non si muore ed evita alcune assurdità viste in posti simili come il sushi di tonno fatto con il tonno in scatola. Ricordatevi di non far mettere la maionese nei temaki (i coni di alga con dentro riso e pesce crudo), a meno che non vi piaccia. Locale molto grande. Aperto a pranzo e cena.

Daruma Sushi (delivery) - http://www.darumasushi.com/
Nel vasto mondo del cibo nipponico ormai rifilato ovunque non poteva mancare un parere su un delivery. Tutti i ristoranti giapponesi fanno take away e molte sono le ditte che offrono un servizio di sushi a domicilio direttamente dai laboratori. Ormai sono molti e ne ho provati alcuni: quasi sempre la qualità è la stessa dei cino-giapponesi più scarsi. Personalmente, se non posso "allungarmi" per andare a prendere qualcosa da Take o Sushisen, trovo accettabili le proposte di Daruma Sushi tra i primi ad aprire questo tipo di delivery cui oggi hanno aggiunto numerosi take away dove ci si può anche sedere (molto comodo quello in Via dei Serpenti e bello quello in Piazza del Parlamento), nonchè tre veri e propri ristoranti, tra cui uno di sushi kosher a Piazza Bologna. La qualità del pesce è buona e il riso è preparato in modo adeguato; il menù propone il sushi tradizionale, più qualche recente innovazione cotta. Nei take away c'è sempre anche un vasto assortimento di zuppe da preparare a casa, birre giapponesi e stuzzichini jap vari, più gadget per fissati.

Sushi Fusion Food - Vicolo Scavolino, 64/a tel. 3200407   http://www.auahifusionfood.com/
C'è anche un altro punto vendita in Via Brunetti, 6 (zona Via del Corso-Piazza del Popolo). Si tratta di piccolissimi laboratori dove si può comprare per l'asporto o consumare in loco scatole di sushi preparato quasi al momento. Sotto questo profilo niente di che, un take away come tanti. Ma la menzione dipende dal fatto che di recente hanno inaugurato nella sede di Vicolo Scavolino, a pochi passi da Fontana di Trevi, la vendita dei takoyaki. Si tratta di uno di quei piatti popolari di strada di cui parlavo varie righe sopra, anzi uno dei più famosi in Giappone tanto da essere sempre presente nelle feste che si svolgono all'aperto. Potete notare molti personaggi che si ingozzano di takoyaki nei fumetti manga e nei cartoni jap. Si tratta di piccole polpette di pasta cui viene mescolato polpo bollito, porri, alghe, zenzero, piccoli pezzi di tempura e altre schifezze, che poi vengono ricoperte di salsa agrodolce, maionese e alghe essiccate. Si mangia appena fatto, bollente. Insomma quanto di più lontano ci sia dal sushi e dall'alta cucina! Ma è sicuramente un vero piatto di strada giapponese. Questo locale sta avendo il coraggio di proporlo e lo cucina anche bene, seppur non a buon mercato visto che una porzione da 6 palline costa 5 euro, mentre in Giappone viene praticamente regalato. Vale la pena dare fiducia a chi ha il coraggio di osare strade nuove e andare a provare. Dicono che a breve cucineranno anche l'okonomyaki, altro popolare piatto del Kansai e in particolare di Osaka: anche questo è un inguacchio incredibile, una specie di pancake cotta sulla piastra che nell'impasto vede la presenza di quasi ogni cosa commestibile esista, dal pesce, alle alghe, alle verdure, fino ad essere rifinita di salsa molto agrodolce. E' un piatto adorato dai ragazzini giapponesi di cui non so se gli italiani potranno mai innamorarsi, ma che rappresenta un pezzo del vero Giappone: appena iniziano la produzione mi trovate lì. Aperto dalle 12.30 alle 21.30.
Aggiornamento: adesso fanno anche l'okonomyaki: provato nel locale di Vicolo Scavolino ed era molto buono.

Daruma Sushi (ristorante) - Piazza Bologna, 8/9 tel. 06/4404962   www.darumasushi.com
Aggiornamento legato alla sperimentazione del ristorante Daruma di Piazza Bologna, quello con il cibo kosher. Questo vuol dire niente sushi con i gamberi e tempura con il salmone fritto al posto del gamberone. Di per sè potrebbe anche non essere un gran problema se la qualità globale dell'offerta fosse valida. Invece Daruma si conferma come un buon indirizzo sia delivery che ristorante per il sushi - qui affidato ad un kaiten che occupa quasi tutta la sala - che è abbastanza vario e di buona qualità, ma fa completamente cilecca sui piatti caldi che sono veramente deludenti. Porzioni piccole e sapori del tutto sbagliati, sia da un punto di vista filologico che del semplice buon gusto (il fritto unto e dall'olio esausto è un problema a qualsiasi latitudine!). Per non parlare di altre scelte discutibili ed irritanti: se ci si siede ad uno dei due tavolini presenti non ci si può alzare per prendere i piattini dal kaiten, ma bisogna ordinarli al cameriere e i dessert presenti - 3!!!! - sono tutti di tradizione americana ed anche mal cucinati il che vuol dire rovinarsi a fine pasto tutto il gusto lasciato da un buon sushi. Insomma, Daruma è meglio conservarlo come indirizzo per il delivery ed il take away. Tra l'altro è difficile spendere, almeno la sera, meno di 30 euro. Aperto a pranzo e cena.

Junsei - Via Galvani, 69 tel. 06/5754012   www.junsei.it 
Da alcuni mesi ha riaperto il mercato rionale di Testaccio nella nuova sede al coperto su Via Galvani: la vecchia sede con i banchi coperti dalla lamiera su Piazza Testaccio era decisamente poco igienica ed attraente, però aveva una sua storia. Adesso tutto è moderno e pulito, ma un po' asettico. Per fortuna all'interno del mercato trova posto anche un fenomenale banco di pietanze romane pronte da portare via o mangiare subito anche in versione panino: polpette di bollito e trippa strepitose! A questo punto fa un po' sorridere e un po' arrabbiare che in questo tempio dei prodotti gastronomici più tipicamente romani ad un passo dal vecchio Mattatoio non si sia trovato poso per una ristorazione a tema, o quantomeno "anche" per una ristorazione tradizionale. Invece gli unici due locali che hanno affittato gli spazi del marciapiede del mercato sono questo ristorante giapponese-fusion ed una delle tante sedi di Roadhouse Grill, bisteccheria in stile texano. Non mi fraintendete: io adoro la cucina etnica e globalizzata e rimpiango che a Roma non ce ne sia di più, ma al tempo stesso credo che si debba ibridare con quella autoctona e non sostituirla.
Ciò detto Junsei è un ristorante giapponese con cucina anche un po' fusion ed un piccolo kaiten decisamente consigliabile! A pranzo i piattini del kaiten costano 3 euro l'uno, la sera ovviamente il conto sale, ma tutto sommato neanche troppo ed il menù offre anche alcune contaminazioni fusion interessanti (nigiri di tonno con aceto di lamponi: idea semplice, ma molto efficace). Tempura asciutto e croccante, nonché abbondante - ben tre gamberoni contro i soliti 2 -, sushi tradizionali corretti e dolci creativi. Conto finale serale che dipende molto da quanto si vuole sperimentare, ma che non supera i 40 euro. Aperto a pranzo e cena.
 

 

martedì 7 febbraio 2012

La Pergola (Heinz Beck)

Ho tenuto a fare una piccola precisazione nel titolo giusto per far capire che non mi sto riferendo a qualche trattoria omonima. Questo è un post di ricordi molto nitidi che spero di riuscire prima o poi a riassaporare e che desidero comunicare e condividere.
Il ristorante è La Pergola di ciò che fu il Cavalieri Hilton di Roma ed oggi è il Waldorf Astoria Cavalieri: albergone di super lusso sito sulla collina di Monte Mario. Saloni di una bellezza un pò appannata percorsi da torme di turisti americani e giapponesi con tanti soldi da spendere che neanche si accorgono dei quadri di Tiepolo "distrattamente" appesi nella sala dove tutti i pomeriggi si può fare la vera esperienza di un English Champagne Tea (40 euro a persona per qualcosa a metà tra le cena, il tè, l'aperitivo e l'esperienza mistica!). In mezzo a questo rutilante tourbillon di mega SPA di lusso, suite grandi come casa mia, super piscina nel parco e VIP di ogni genere, dal 1994 un piccolo tedesco tiene le redini dell'unico ristorante Tre Stelle Michelin di Roma, uno dei pochi d'Italia, e vari altri premi. E' difficile raccontare qualcosa su questo posto che non sia già stata detta: noi ci siamo stati tre volte, l'ultima nel 2005 (regalo a noi stessi per la nascita di Cesare...) e finora tra le esperienze eno-gastronomiche-sensoriali questa è quella che più rimane impressa nella mia memoria. Facile dirà qualcuno, con quei  prezzi! E invece no, è proprio tutt altro che facile, anzi. Di ristoranti di lusso è pieno il mondo e spesso vendono solo fumo a gente arricchita che vuole comparire e non sa mangiare. Quando siamo andati noi abbiamo cenato con Cossiga ad un tavolo ed un'altra volta con Travolta ad un altro: non è difficile spacciare finta alta cucina a gente che non paga personalmente i pasti ed innaffia del cibo tre stelle con tè ghiacciato (è ciò che beveva Travolta); poi ci sono i ristoranti buoni, ottimi, dove lo chef brilla fin troppo di luce propria e i sensi e i desideri del cliente non esistono; magari ci sono trattorie del territorio sincere e di qualità, ma che non stimolano altri sensi. Poi c'è La Pergola. E' vero il conto finale è notevole ed è il motivo per cui metto da parte i soldi per tornare: attualmente il menù degustazione da 6 portate costa 190 euro e quello da 9 portate 210 euro. Ovviamente vini esclusi. Alla carta il conto sale. Ma conosco parecchi altri posti in Italia - per non parlare di Parigi o Londra - dove le cifre sono ben più alte, ma il risultato complessivo è molto più deludente. Qui si paga, ma l'esperienza che si acquista è piena e totale e coinvolge tutti e cinque i sensi. E' difficile stabilire una graduatoria delle percezioni: verrebbe ovvio partire dalla cucina dello chef, ma il più grande pregio di Beck, a differenza di molti suoi colleghi chef-star, è di non voler primeggiare a tutti i costi. Come scrive nel suo terribile libro "L'ingrediente segreto", il suo più grande desiderio è creare uno stato di piacevolezza a 360° per il cliente dove tutto contribuisca a lasciare una sensazione di benessere e godimento più assoluto. Ed è così.
La cucina: Heinz Beck è sempre presente in cucina. Sempre. Dirige personalmente ogni creazione, ogni preparazione. La sua passione per una cucina dove il sapore delle materie prime risalti in modo assoluto in ogni piatto, attenta alle utilità delle nuove tecnologie così come ai richiami del biologico si sente in ogni invenzione gastronomica. Quindi ciò che si mangia è sì cucina creativa ed internazionale, ma con una sostanza ed un sapore che di rado si trovano in analoghe preparazioni da Grand Hotel. Da provare gli abbinamenti tra pesci e frutti esotici, ma anche alcune variazioni sulla cucina romana da lui molto amata. Grande attenzione alle stagioni ed alle verdure (cercate i suoi piatti con i carciofi o i fiori di zucca), amore spiccato per il fois gras (io non lo mangio), il cioccolato, la frutta.  Negli ultimi anni si è un pò innamorato dei sifoni e altre amenità stile Adrià: forse nel 2005 ho sentito qualche schiuma di troppo, ma è il mio gusto. Beck si definisce ormai del tutto italiano (ha sposato una siciliana di cui parla continuamente) ed il suo amore per la cucina mediterranea è quasi commovente. Ogni tanto mi domando come sia riuscito a tradire così profondamente le sue radici culturali e a trovare la chiave della cucina italiana più di tanti chef italiani. Inutile dire che la cena ordinata viene continuamente arricchita di omaggi dello chef spesso più buoni dei piatti in carta. Ma a questo proposito va raccontato ciò che arriva, sempre e per tutti, prima e dopo i dessert: una grande scatola d'argento con tanti cassettini, ognuno con due minuscoli, incredibili, mini dolcetti, dal mini occhio di bue, alla mini cassata, a biscottini invisibili di cui però in bocca rimane a lungo il sapore e molti altri. E poi l'assortimento di cioccolatini. Medito da tempo di andare, ordinare un solo piatto e pasteggiare tutto ad amuse bouche omaggio della casa...ma non credo resisterei alle tentazioni del menù! E poi l'esperienza della carta delle tisane: ciò che arriva è un carrello con infniti barattoli d'argento di tisane secche e vari vasetti di essenze fresche da cui farsi tagliare lì per lì le foglioline per una bevanda espressa. E a fine cena, sempre, lo chef scende tra i tavoli, piccolo e timido. Senza saltare nessuno e passando rigorosamente in ordine di allineamento dei tavoli e non di vippaggine dei presenti,. Sembra veramente interessato, ogni sera, ad ascoltare le domande, i commenti, i pensieri che i commensali vogliono condividere con lui. Lo dico per esperienza: essere sempre lì ad inizio e fine cena, con umiltà e professionalità, è una fatica che gli chef, soprattutto di grido, raramente si sobbarcano, che nessuno li obbliga a fare e che spesso fanno controvoglia e con pessimi risultati comunicativi.
Vini: per fortuna il sommelier come tutto il resto del personale è qualcuno che ha sposato del tutto la linea di Beck: massima professionalità e qualità unite a grandissima onestà. Ciò che arriva a presentare quella che è una delle cantine più fornite al mondo è una vera e propria enciclopedia in due volumi dove chiunque, anche il sommelier più estremo, potrebbe perdersi. Ma se si lascia scegliere si viene ripagati con proposte validissime in un rapporto qualità/prezzo che, magicamente, sembra concordare perfettamente con ciò che uno aveva in mente di poter spendere. Ma regalatevi anche l'aperitivo con spumante Ferrari riserva del fondatore...
La location: le sale de La Pregola sono ampie, eleganti, forse un pò cariche, ma non troppo. Begli arazzi, moquette e soprattutto una terrazza su Roma incredibile: vista totale sulla città, ma così in alto da non far percepire alcun rumore. Tavoli abbigliati con grande eleganza e sobrietà, colori ed odori che cambiano nel corso della serata: non sapresti dire che cosa accade realmente, ma ciò che rimane impressa nella corteccia cerebrale è una sensazione di piacere e di bellezza.
Servizio: se tutti i sensi devono essere coinvolti in questa esperienza complessiva il compito di maitre, sommelier e camerieri è di creare un valzer intorno all'ospite che riesca a fornire attenzione e dedizione senza soffocare. La capacità del personale di gestire anche alti numeri senza mai, neanche per un momento, perdere di vista un'esigenza, anche solo accennata, è mirabile. Tutto appare (tovaglioli) e scompare (briciole) come per magia.  Ma la cosa che mi ha sempre più impressionata è l'incredibile capacità del personale di sala di aderire perfettamente al cliente: viene in mente che se volessi conversare di fisica nucleare avrebbero gli argomenti per farlo, idem se volessi parlare della suocera antipatica, dell'ultimo gossip della tv o anche se volessi stare zitta e muta in un angolo per tutta le cena. E anche qui viene facile pensare che i soldi comprano tutto: no, bisogna saper farlo e soprattutto amare farlo, amare profondamente il cliente tanto più se si potrebbe "spennarlo" senza particolari riguardi perchè già si sente vip a stare lì.

Ciò che rimane di una cena a La Pergola è effettivamente qualcosa che oltrepassa di gran lunga un'esperienza gastronomica anche se è proprio dalla sostanza di questa che prende forza e valore tutto il resto.
Se volete, iniziate a riempire un porcellino-salvadanaio e facciamoci questo regalo.
La Pergola - Via Alberto Cadlolo, 101   www.romecavalieri.it/lapergola.php


lunedì 6 febbraio 2012

Napoli

Complice un coupon di Groupon a fine Ottobre 2011 ci siamo regalati un fine settimana a Napoli senza bambino e ci siamo goduti appieno una città che su di me ha il facino esotico che 20 anni fa aveva Istanbul. Rimane un mistero come sopravviva a se stessa una città che da secoli trasuda sporcizia vera ad ogni angolo, dove i muri delle case sembrano stare su per miracolo e in cui ogni metro di strada è occupato da persone, negozi, macchine, cartacce unte. Probabilmente è possibile perchè vicino e immersi in tutto ciò ci sono bellezze incredibili, palazzi decadenti meravigliosi, opere d'arte sublimi. L'unico paragone possibile è con Palermo che anche riesce a coniugare mirabilmente desolazione e splendore...ma con meno spazzatura! Abbiamo visitato molte cose e consiglio caldamente il Monastero di Santa Chiara per una passeggiata nel chiostro maiolicato, la suggestiva Cappella San Severo, i Caravaggio presenti in città. Splendide le collezioni presenti al Museo Archeologico che permettono di vedere da vicino cosa custodivano Pompei ed Ercolano, ma l'allestimento è vecchio e polveroso e nei fine settimana il personale diminuisce, quindi numerose sale vengono chiuse.
Ma veniamo alle recensioni:

B&B Bellini - Piazza Bellini, 68 tel. 081/0607338 - 392/0242887   http://www.bbbellini.it/
L'offerta di Groupon riguardava questo bed & breackfast sito nel centro storico della città e devo dire che ne valeva proprio la pena: se vi capita a tiro acquistatelo perchè la struttura è veramente molto carina, posizionata in modo ideale e al costo di 89 euro per due notti per due in suite (c'era quindi posto anche per un bambino o terza persona comodamente in stanza/studio annessa) è un'offerta interessante (il listino da la doppia a 90 euro a notte). Ma il b&b è un indirizzo da tenere comunque presente su Napoli: Piazza Bellini è in pieno centro storico, ai decumani, vicono alla fermata della metro del Museo Archeologico e ai più importanti monumenti. La piazza è molto animata da caffè e bar giovanili: l'unico appunto da fare alla sistemazione è infatti proprio il rumore che viene dai pub la notte del sabato...ma se siete un pò più nottambuli di noi, va benissimo. Il b&b ha solo tre stanze, di cui una è una suite deliziosa, un grande salone come spazio comune e per la colazione e una bella terrazza su un cortile interno. Bagni interni alle stanze, comode e spaziose, con arredi originali e di gusto (poca Ikea e poco barocco napoletano, per intenderci). Il tutto è ricavato in un'antica dimora e si vedono bei mattocini e soluzioni architettoniche interessanti. La colazione è abbondante, dolce e salata, ma del tutto industriale. Su Tripadvisor leggerete che la "tata Anna" che vi accoglie è del tutto assente e passa la giornata a fumare in salone giocando al computer: è vero! Diciamo che è un tipo di poche parole e non invadente: se volete consigli sul soggiorno chiedete altrove, altrimenti va benissimo per starsene in pace. Possibilità di lasciare il bagaglio in attesa della partenza. Un paio di rampe di scale da fare a piedi.

La Taverna dell'Arte - Rampa San Giovanni Maggiore, 1/a tel. 081/5527558   http://www.tavernadellarte.it/
A pochi passi dal b&b Bellini, in un angolo suggestivo della Napoli storica, questa vera, verissima trattoria. Cibo partenopeo semplice e buonissimo senza concessioni ai gusti di chi cerca una Napoli da cartolina (vongole e cozze sono un optional). Mangiato un baccalà al vapore, con pochi aromi ed olio, che sapeva di povertà e mare e primi semplicissimi di grande sapore. Ma il ricordo che mi è rimasto nel cuore è quello di  un biancomangiare con canditi e cannella che devo assolutamente poter riassaggiare: un budino di mandorle e canditi che era la prova dell'esistenza di un Dio/Chef! Due salette accoglienti e calde e fuori anche posto per tavoli all'aperto; patron e personale molto cordiali, molto napoletani. Così come gli altri avventori: posto citato da anni sulla Guida Slow Food, ma ben noto ai locali. Il tutto per un conto che non sfora i 30 euro a persona. Venendo da Roma mangiare a Napoli è una cuccagna! Aperto solo la sera.

L'Europeo di Mattozzi - Via Marchese di Campodisola, 4 tel. 081/5521323   http://www.mattozzieuropeo.com/
Il locale è stranoto ai napoletani bene ed è citato da anni in tutte le guide sulla città, compresa la Slow Food, ma per noi è stata un pò una delusione. Nelle grandi sale molto affollate - prenotare assolutamente - tanti indigeni e molti turisti che vengono qui per assaggiare la cucina e le pizze di una delle più antiche famiglie di ristoratori della città: la pizza non l'abbiamo assaggiata, ma sicuramente merita. La cucina presenta un mix di piatti tradizionali, con qualche inclinazione alla strizzata d'occhio per il turista. Niente da dire, tutto buono: ottima zuppa di pesce per esempio, ma porzioni risicate e prezzi decisamente più alti della media cittadina - almeno 40 euro a persona -. Insomma niente di speciale e una chicca indisponente: il patron è molto cordiale, gran ristoratore partenopeo e gira tra i tavoli come un grande amico di tutti. Ad un certo punto sforna un casatiello caldo caldo indubbiamente accattivante e lo offre a tutti i tavoli. Normalmente simili gesti non finiscono nel conto e invece sì: 4 euro per una porzione di Casatiello dopotutto non richiesta! Una stupidaggine, ma che dice molto dello stile di un locale. Aperto pranzo e cena.

Osteria Toledo - Vico Giardinetto, 78/a tel. 081/421257   http://www.osteriatoledo.it/
L'Osteria Toledo è uscita dalla Guida Slow Food, ma forse è un peccato, perchè se ci si trova a passeggiare per Via Toledo e ci si vuole avventurare per i famosi Quartieri Spagnoli, questo è un indirizzo valido da tenere in agenda. La trattoria è molto tipica e così i piatti: niente da strapparsi i capelli, forse anche qualche concessione al gusto del turista, ma porzioni adeguate di buon cibo napoletano ad un prezzo onesto (massimo 30-35 euro per un pranzo completo). E quando arriva una enorme mozzarella di bufala appena portata da un produttore l'assaggio non finisce nel conto. Noblesse....Aperto pranzo e cena.

Pizzeria Di Matteo - Via dei Tribunali, 94 tel. 081/455262
A Napoli si finisce sempre per discutere su quale sia la pizzeria migliore e decidere dove mangiare una pizza di quelle vere è impresa notevole. Alla fine ci siamo decisi per le pizzerie di Via dei Tribunali, ben sapendo che la storia è per tutti la stessa: minimo mezz'ora di fila fuori e poi dentro ambiente affollato, rumoroso e servizio molto approssimativo. Ma il punto è la pizza. Quella di Di Matteo è tra quelle segnalate dalle guide e credo meriti veramente. Premesso che non sono un'esperta l'ho trovata non troppo alta e molto digeribile, con buoni ingredienti. Gusti tradizionali (io ho preso quella con friarelli e salsiccia: squisita!). Nell'attesa, sulla strada, si possono mangiare fritti non unti e pizzette. Anche da asporto. Sempe aperto.




domenica 5 febbraio 2012

Trattoria Monti

Sempre della serie "i luoghi del cuore": non ci torno da un pò, ma è un indirizzo che consiglio spesso e chi ci va è sempre contento, quindi credo che non abbia cambiato rotta. Spero di ripassarci presto e intanto ne ricordo i sapori. Iniziamo dalla location, molto particolare: piccolo (rigorosamente da prenotare, anche con qualche giorno di anticipo) ed accogliente ristorantino alle porte di Piazza Vittorio dove non esistono indirizzi - italiani - validi (se si toglie "Agata e Romeo" che, però, è un altro livello). La zona è poco amata dai romani in quanto Chinatown cittadina ed ingiustamente penalizzata dalle rotte del gusto, ma questo non ha spento l'amore per la buona cucina dei due fratelli che con la madre gestiscono da anni questo locale che gode di ottima stampa sia in Italia che sulle guide buongustaie d'oltre oceano (facile trovare giapponesi ben diversi da quelli che affollano le trattorie finto romane di Trastevere). La cucina è semplice ed orientata ad alcuni piatti della tradizione marchigiana (quindi si possono trovare ottimi fritti, olive ascolane non sugelate, coniglio porchettato) da cui proviene la famiglia, ma senza esagerare nel regionalismo. Piatti curati e ben cucinati, dolci spesso notevoli (il semifreddo al torroncino ed amaretti me lo ricordo bene!) e qualche buona bottiglia. Il tutto per massimo 35-40 euro a testa tutto compreso. I due gestori sono molto simpatici e affabili: a volte il servizio è un pò lentino, ma va capito che è tutto fatto in piccolo. Ottima accoglienza con un bambino, anche piccolo (una volta Cesare gli ha messo a soqquadro la cassa, senza particolare clamore). Inspiegabile l'esclusione dalla guida Slow Food 2012: va bene che era un indirizzo presente da anni e serve il ricambio, ma a fronte di altri indirizzi romani inqualificabili presenti....
Trattoria Monti - Via di San Vito, 13 tel. 06/4466573

Ristorante Settembrini

Un paio di post "banali", ma del cuore, prima di attaccare con qualche miscellanea su altre città. Dico banali non perchè i ristoranti descritti non meritino, tutt altro, ma per l'appunto perchè è cosa stranota che siano posti di grande qualità e con prezzi giusti. Insomma, non mi invento niente, ma proprio per questo ne parlo con piacere, perchè sono posti da consigliare senza remore e dove tornare sempre con grande piacere.
Per esempio Settembrini: secondo me a Roma il migliore rapporto qualità/prezzo nell'ambito della cucina di pesce di alto livello. Locale molto carino ed elegantino, pur rimanendo conviviale - non storcono il naso neanche ai bambini e ai gruppi numerosi - con un menù che varia spesso e che propone soprattutto le idee estrose, ma non per questo astruse, dello chef Luigi Nastri, grande amante del pesce, qui cucinato in modo che sappia sempre di se stesso, seppur in abbinamenti anche originali. Devo dire che da Settembrini ho mangiato dei ravioli di gamberi su "spuma di mare" che da soli valevano la ricerca del parcheggio! E una pasta ceci e gamberi incredibile. Sapori netti, pieni. Vari menù degustazione da 55 a 100 euro e anche alla carta è difficile spendere più di 50 euro; il locale è aperto anche a pranzo con proposte più light nel prezzo e nel contenuto. Il ristorante è noto anche per proporre delle ottime bottigilie e fa da apripista anche a quelli che vogliono sperimentare i famosi vini naturali di cui ultimamente si parla molto.
Accanto c'è l'omonimo bar famoso per un buon aperitivo serale e a Piazza Martiri di Belfiore c'è un'omonima libreria dove spesso organizzano degustazioni e presentazioni di libri a tema.
Ristorante Settembrini - Via Luigi settembrini, 25 tel. 06/3232617   http://www.viasettembrini.it/

giovedì 2 febbraio 2012

00100

Altra pizzeria a taglio di alta qualità, questa volta in zona Testaccio, con orari ottimi per un pre o post cinema (ma entro le 23). Le pizze non sono molte, ma tutte ottime - la Greenwich con lo Stilton, la fumo, la patate e pancetta - e il lievito madre originario è stato donato, guarda caso, da Bonci. Supplì originali e ben cotti - all'amatriciana, curry, aglio, olio e peperoncino -, ma soprattutto i mitici "trapizzini", triangoli di pizza, grandi o piccoli, da riempire con imperdibili condimenti in stile super romano: trippa, lingua in salsa verde, garofolata, padellaccia di maiale, pollo alla cacciatora, carne alla picchiapò, coda alla vaccinara, polpette al sugo e molti altri. Mangiare questi caldi "tramezzini di pizza" con la carne sugosa che ti cola sulle mani è una bella esperienza e vale la pena tornare più volte per provare tutti i gusti. Ovviamente il tutto va accompagnato con la solita vasta scelta di birre artigianali - molte le belghe - in bottiglia. Sempre aperto.
00100 - Via Giovanni Branca, 88 tel 06/43419624   http://www.00100pizza.com/