mercoledì 26 dicembre 2012

Open Baladin

Possibile che non l'avevo ancora recensito? Pare di sì, quindi rimedio subito prima che si entri nel 2013.
Mi sorprendevo perchè è un altro dei miei "best of" romani in quanto insuperabile locale per bere birra artigianale nonchè per mangiare cose sfiziose. Per di più qui c'è lo zampino dei miei due mostri sacri, il Teo Musso delle birre Baladin e il Bonci di Pizzarium. Questo significa un numero altissimo di birre alla spina e ancor più bottiglie di birra artiginale di alta ed altissima qualità, prevalentemente italiane, ma con uno spazio dedicato anche alle straniere, nonchè panini dall'ottimo pane e dalla buona carne. Entrare e vedere la scaffalatura di bottiglie di birra è uno spettacolo che la prima volta impressiona. Come per Bir e Fud anche in questo caso l'enorme successo della formula e la location eccezionale a pochi passi da Campo de' Fiori implica un tasso di caos adeguato e costi - più che altro per il cibo, perchè le birre stanno a 5 corretti euro - non proprio da pub, però vale la pena sapere che si può prenotare ed è meglio farlo nelle due salette stile vintage del piano di sopra e non nel salone all'entrata dalle sedute scomodissime e dal rumore praticamente assordante. Le birre ruotano molto spesso e si trova sempre qualcosa di valido da sperimentare - ovviamente completo assortimento delle birre Baladin ottime per chi ama un prodotto poco luppolato, spesso dolce e speziato, con attenzione maniacale per esperimenti particolari in ambito brassicolo -  anche perchè il personale è su questo tema giustamente competente; molto più altalenante la qualità del cibo e la stessa cottura delle famose patatine tagliate a mano che risente dell'altrettanto altalenante presenza del maestro Bonci. Servizio giovanile per tempi e modi (e ho detto tutto). Aperto dalle 12 a tarda notte.
Opena Baladin - Via degli Specchi, 6 tel. 06/6838989   www.openbaladin.com

mercoledì 12 dicembre 2012

Le Naumachie

Quando ci si trova in zona Colosseo e non si sa dove mangiare senza essere spennati da locali acchiappa turisti, questo può essere un indirizzo valido. In passato è stato presente anche ad alcune manifestazioni estive con postazioni di ristorazione volante e mi ha colpito il loro piatto principale, le fettuccine Naumachie: fatte in casa, molto spesse e rustiche con un ottimo ragù rosso di salsiccia.
Per il resto menù ampio, ma niente per cui valga la pena di venire apposta. Solo un buon posto per un bel pranzo domenicale in famiglia mangiando bene ad un costo giusto. Ah: notevole mousse al ciccolato molto fondente e con vera panna. Molto adatto alle famiglie. Aperto a pranzo e cena.
Le Naumachie - Via Celimontana, 7 tel. 06/7002764   www.naumachiaroma.it


Baccano

Roma come Parigi e New York...o forse no. Spopolano le aperture di locali aperti dalla mattina a notte tarda dove la location super design si sposa con menù mediterranei finto rustici, dove lo stile Slow Food abbraccia la moda dell'hamburger di qualità.
Baccano è una di queste new entry trendy e ci si può domandare quanto durerà questa moda. Indubbiamente qui gioca a favore una location veramente eccezionale a due passi da Fontana di Trevi e dalle vie dello shopping, in una zona che non offre per mangiare molto di più di un trancio di pizza stantia. E il locale è veramente molto bello: nato in una vecchia sede della Telecom (ah: il riutilizzo dell'archeologia industriale è un must di questa nuova tendenza metropolitana) si distingue per meravigliosi pavimenti a piastrine, grandi specchi, legni, stucchi, ventilatori a pale...insomma tutto ciò che dovrebbe esserci in un mega bistrot parigino.
Poi però ci si ricorda di essere a Roma e ciò avviene innanzitutto gustando il poverissimo aperitivo serale (a 10 euro: piattino minuscolo con due pezzettini di pizza bianca untuosa, due fettine di mortadella e salame, una cipollina, due pezzetti di formaggio ed un'incomprensibile ciotolina di tempura di verdure fredde accompagnate da olive verdi....alla mescita vini ordinari) e, soprattutto, sbuffando per un servizio approssimativo, lento e disorganizzato anche a locale mezzo vuoto.
Ma perchè? Perchè siamo così pressapochisti?
Ci sono poi tornata per una cena veloce e sicuramente il tonno scottato con panure di agrumi, su letto di asparagi e mostarda si poteva mangiare, ma che noia....
Da visitare rigorosamente in giornata shopping mode, con amiche o soli, contornati da buste di acquisti che non ci si può permettere. Direi perfetto per un pranzo stile "Sex and the City". Aperto tutto il giorno.
Baccano - Via delle Muratte, 23 tel. 06/69941166   www.baccanoroma.com
 

Tazio

No, non è il bel giovane immortalato da Visconti nel suo Morte a Venezia...quanti ricordi quel film e quel nome. Qui siamo nel ristorante di uno dei numerosi hotel di lusso della catena Boscolo che ormai riempiono la città.
Generalmente la loro primaria caratteristica non è il buon gusto e spesso vi regna una spiacevole sensazione di "vorrei, ma non posso", con architetture ed arredamenti uniformati da un kistch obiettivamente eccessivo di cui è artefice un designer inglese che meglio avrebbe fatto a fare un altro mestiere (rosso carico dappertutto, stampe animalier, armature samurai, luci soffuse...insomma, dei budoir!).
Avendo sperimentato la spa di un Boscolo hotel nutrivo poche aspettative su una cena nel ristorante che impreziosisce l'albergo di Piazza della Repubblica. L'occasione della Restaurant Week ha reso appetibile l'idea di una cenetta a 25 euro in ambientazione finto chic con un'amica. Insomma doveva essere una serata stile Sex and the City, con cinemino finale (immancabile ultimo Bond movie).
Invece l'occasione è stata ghiotta perchè ad un'ambientazione meno choc che in altre location Boscolo, il Tazio unisce una bella e solida cucina da albergo di lusso. Niente capelli strappati, per carità, ma piatti convincenti, ben presentati, abbondanti e ben cucinati da un giovane chef italiano che spero possa fare un pò di strada. Ricca offerta di amuse bouche e servizio impeccabile anche in una serata a prezzo scontato ed affollata da immancabili turisti americani e russi. Ottima serata veramente, soprattutto a questo prezzo. Unico neo i bicchieri di prosecco e vino a prezzi addirittura superiori allo champagne di Glowig (ma come si fa a cadere su queste cose?). Aperto a pranzo e cena.
Tazio- Hotel Exedra Piazza della Repubblica, 47 tel. 06/489381   www.exedra-roma.boscolohotels.com

Metamorfosi

Molto, ma molto più utile utilizzare Taste of Rome e la Restaurant Week per sperimentare la cucina di Roy Caceres, straordinario cuoco colombiano dall'aspetto florido e sorridente, che dopo varie collaborazioni (di cui una piuttosto lunga con Pipero...) ha aperto il suo ristorante nel quartiere Parioli. In genere da queste parti non verrei mai a mangiare, ma l'assaggio durante la Taste mi ha convinta a prenotare un pranzo durante la Restaurant Week, giusto qualche giorno prima che Caceres vincesse la prima, meritata, stella Michelin.
Cucina convincente, creativa e leggera, ma non spocchiosa. Data la mia intolleranza ai formaggi non ho assaggiato alcuni suoi capisaldi, come l'uovo 65° carbonara e il risotto rosso e cremoso con fassona e blu del Monviso, però altri piatti mi hanno convinta molto (anguilla, piccione) ed anche i dolci che, coraggiosamente, non puntano sul ciccolato, ma sposano un filone esotico con frutta e radici. Locale chic, ma senza estremismo e la bella idea di aprire anche a pranzo per un semplice pranzo di lavoro veloce o anche per assaggiare l'intero menù. Menù degustazioni a 70 e 90 euro.
Metamorfosi - Via Giovanni Antonelli, 30/32 tel. 06/8076839   www.metamorfosiroma.it
 

martedì 11 dicembre 2012

Oliver Glowig

Ecco uno dei prodotti della Restaurant Week: avere l'opportunità di mangiare al bistellato (Michelin) Oliver Glowig Restaurant presso l'Hotel Aldovrandi a Villa Borghese, il tutto spendendo una settantina di euro al posto di almeno 150...e decidendo che è andata bene così perchè non ci metterò mai più piede.
Posto senza senso e ancor meno senso hanno le due stelle della guida francese che evidentemente ama farsi impressionare dal lusso fine a se stesso. Se i voti si dovessero dare al servizio vecchio stile, ingessato e pomposo allora la Pergola sarebbe fuori competizione, ma il punto è che lì c'è anche sostanza. Qui, invece, la forma stilizzata e freddina di una location tristemente elegante e di un servizio eccessivo e quasi soffocante, nasconde un'assoluta povertà di idee.
Non basta inventarsi una carbonara con i ricci di mare se poi i sapori non sono equilibrati; e la rana pescatrice a strati su sughetti vari va saputa cucinare alla perfezione altrimenti risulta gommosa, come infatti era. Insomma, nessuna creatività, nessun rischio, cucina da grand hotel priva di amore, sapienza e anche carente nell'esecuzione. Il cuoco recupera un pò negli amuse bouche che sono volutamente rustici rispetto al debordante stile ultimo impero e soprattutto i bomboloni fritti caldi caldi da "pucciare" in una goduriosa crema alla vaniglia sono un bel modo di finire un pranzo che però non ha nulla di memorabile. Ah, no: memorabili le gigantografie dello chef in posa "pensosa" affisse nell'ascensore e presenti anche sul sito...anche in questo ben altra la classe e l'umiltà dell'altro tedesco della capitale (e non mi riferisco al Papa).
Posto per palati - e portafogli - da neo ricchi russi o cinesi.
Bello il giardino e onesta la mescita di champagne a 10 euro il calice.  Aperto a pranzo e cena.
Oliver Glowig - Hotel Aldovrandi Via Ulisse Aldovrandi, 15 tel. 06/3216125-3223993   www.oliverglowig.com

Iniziative romane: Taste of Rome e Restaurant Week

La tsagione autunno-inverno 2012 verrà ricordata dal gastronauta romano come un'epopea di inaugurazioni di locali di tutti i tipi, ma quasi tutti accomunati da un'unica impostazione di locale concept aperto dalla colazione fino alla cena, con numerose declinazioni tra il brunch e l'aperitivo, passando per l'acquisto in loco di prodotti genuini, km 0, stile rustico, ma non troppo, architetture super design, ecc ecc....viene da domandarsi se la capitale abbia realmente la capacità di assorbire tutto questo ben di dio e se tra un pò non saremo stufi di questa continua commistione tra cibo, sapere, design...per capirci: non avevamo fatto ancora in tempo a riprenderci dall'apertura di Eataly - che si dice macini 20mila ingressi al giorno - e dove ogni sera c'è più ressa che alla mensa Caritas, per essere poi catapultati nelle inaugurazioni di Coromandel, Baccano, No.Au., Romeo, per arrivare a quelle di questa settimana quasi prenatalizia con Porto Fluviale e Splendor Parthenope. Per non parlare del Panificio Bonci.
Insomma, roba da prendersi una settimana sabbatica, un motorino e salassare il già rosso conto in banca! Ma ce la farò e li proverò tutti...magari anche ripetutamente.
E se non bastassero i locali "stabili" la città non ha perdonato neanche in tema di one night o one week, con ghiotte occasioni per scoprire a prezzi interessanti la gastronomia dei migliori ristoranti della città.
 
Ad inizio autunno si è cominciato con Taste of Rome, primo esperimento romano per un'iniziativa che altrove è già rodata. Quattro giorni di stand nei bellissimi giardini pensili dell'Auditorium dove, caricando di risibili sesterzi (alias euro...ma come li avranno chiamati nella Taste of Milan?), si potevano gustare mini assaggi dei piatti più significativi di 12 ristoratori top di Roma. A 5-6 euro il piatto ho potuto mangiare in una sola serata una mini portata di Metamorfosi, Pipero, Giuda Ballerino, Magnolia, Glass, Arcangelo Dandini, Imago, Convivio Troiani, All'Oro, ed altri che in questo momento non ricordo. In pratica non mancava nessuno, o quasi (assenti solo Beck, Inopia, Settembrini e pochi altri). La cosa più valida dell'iniziativa, bagnata dai vini degli stand Trimani, era la presenza di tutti e 12 gli chef coinvolti: occasione più unica che rara di vederli all'opera, anche a servire i clienti, disponibili alla conversazione e alle domande. Erano veramente tutti presenti, in carne ed ossa e spesso questo non capita neanche nei loro ristoranti. Provare i piatti di Pipero, anzi del suo chef Monosilio, e di Roy Caceres di Metamorfosi sono stati ottimi sistemi per decidere di andare a trovarli presto nel ristorante. Così come utile è stato avere un assaggio di All'Oro ed Imago per sfatare stupidi pregiudizi sulla loro cucina. Agli stand dei 12 si aggiungevano altre postazioni per show cooking continui con vari chef italiani (visto all'opera il pasticcere francese del Caffè Propaganda alle prese con una crostata di ricotta e confettura di arance ed un altro emergente milanese con risotto alle vongole e zenzero all'onda da ricordare): complice l'assenza di folla l'esperienza è stata veramente valida per osservare da vicino ricette e trucchi del mestiere.
In particolare è stato agli show cooking e nelle pause nei viali che si è potuto ben notare una incresciosa realtà: gli chef sono le rockstar di inizio XXI secolo, con codazzi di groupie scosciate e dagli occhi rapiti davanti questi maschiotti sempre più giovani, tatuati e gasati che spignattano grondando orgoglio da tutti i pori (e spesso anche sudore). Cosa buffa, però è che le groupie dell'alta cucina sono magre, anzi magrissime come le loro zie che seguivano i Rolling Stones...mah.
Unica nota stonata dell'iniziativa il biglietto di ingresso non economicissimo e comunque inadatto per una manifestazione dove comunque si deve pagare parecchio all'interno per poteresela godere. I ristoratori, peraltro, sborsavano 3.000,00 euro per gli stand, cifra non male di questi tempi seppur per una bella vetrina pubblicitaria. Molti hanno fatto tesoro dell'opportunità ed hanno intelligentemente proposto gadget e buoni sconto nei loro ristoranti per gli acquirenti della Taste.
A disposizione anche uno spazio bimbi con giochi e laboratori.
E visto che evidentemente il giocattolo costava parecchio gran profusione anche di stand commerciali non del tutto in sintonia con l'idea di buona cucina (es. gelati Algida). Insomma di tutto un pò, ma esperienza da ripetere.

Al suo terzo anno a Roma, invece, si è avuta ad Ottobre la Restaurant Week organizzata dal sito Dining City Rome...anche qui cose da sponsor perchè a monte una volta c'era la carta di credito Diners (quella che quasi nessun ristorante accetta, peraltro!), ma quest'anno no e anche la qualità dell'iniziaitiva è aumentata. Altra ottima occasione per scoprire ristoranti di qualità - alcuni - a prezzo modico.
Per una settimana 87 (l'anno scorso erano molti di meno) ristoranti della città hanno offerto menù di tre portate a 25 euro, vini esclusi. Quasi tutti hanno creato menù ad hoc traendo i piatti dalle proprie carte ed arricchendoli da amuse bouche, omaggi e quanto altro la generosità e l'intelligenza suggerisse.
Ottimo sistema di prenotazione (nonchè disdetta e annotazioni su intolleranze varie) on line con aggiornamento continuo dei posti liberi, cosa molto utile per riuscire a beccare le vere chicche della settimana, cioè posti come Pipero, Metamorfosi, Inopia, Oliver Glowig. Certo i locali con stelle Michelin o comunque di qualità avevano un sovraprezzo, ma il conto finale era comunque almeno il 50% in meno della carta e la qualità delle portate e del servizio era inalterato rispetto alle giornate normali.
Straordinaria occasione per avere un assaggio di posti dove tornare (o non).
In elenco oltre ai citati stellati che sono andati a ruba, ristoranti di tutti i tipi - anche qualche etnico -,  ma comunque tutti di una certa qualità e ampia presenza di locali ubicati in alberghi di lusso con o senza terrazze dalla bella vista, ottima occasione per una cenetta chic senza svenarsi.

Io sono stata da Oliver Glowig, da Metamorfosi e da Tazio (ne scriverò e breve) e mi è dispiaciuto cancellare la prenotazione da Pierluigi causa nubifragio. La prossima volta farò meglio.

Da iscriversi alla mailing list ed alla pagina FB perchè si viene informati in anticipo dell'apertura delle prenotazioni e il sito produce costantemente offerte dedicate a chi vuole mangiare bene a costi contenuti (numerosi ristoranti hanno proseguito l'iniziativa anche a settimana conclusa).

 

lunedì 26 novembre 2012

Torino - parte II (ma anche III) e Salone del Gusto

Quanto amo questa città! E' il perfetto mix di arte, cultura, cibo, vino, birre...in effetti siamo già finiti qui un paio di volte con il "pretesto" del Salone del Gusto - Terra Madre e poi siamo rimasti incantati dalle bellissime piazze pedonalizzate, dai musei modernissimi, dai caffè storici e dai tanti ristoranti eccellenti. Complice di questo innamoramento è sempre il b&b "Colazione in Piazza Castello" di cui ho già parlato, realtà di accoglienza del tutto superiore alla norma, per bellezza della location, interni ampi e deliziosi e la rara ospitalità di due patronesse che fanno sentire a casa coccolando con ottime colazioni, consigli e attenzioni non invasive.
Detto ciò, anche questa volta non ci siamo tirati indietro dal tour stakanovista per musei, anche grazie all'imprescindibile "Piemonte Card" che, però, ha dovuto escludere dai benefit i mezzi pubblici (ma permette, comunque, l'ingreso in ogni museo e mostra in città e dintorni). Quindi: Museo del Cinema dove c'è sempre qualche nuova mostra e dove ci si può addormentare sulle chaise longue o divanetti vari guardando pezzi indimenticabili della storia del cinema, Museo del Risorgimento imperdibile per i cimeli, ma con guide e descrizioni poco utili, e in questa occasione il delizioso e poco frequentato MAO - Museo di Arte Orientale con ricca collezione di opere tibetane, indiane, cinesi e giapponesi (pare che lo vogliano chiudere per scarsa affluenza: per reagire il personale ha una gentilezza del tutto inusuale).
 
E veniamo al Salone del Gusto: a dire il vero c'è poco da dire. Entrati alle ore 11.00 (apertura) siamo usciti alle ore 22.40 (chiusra prevista alle ore 23.00); abbiamo camminato praticamente tutto il tempo, ad esclusione di un'oretta di corso sulle birre americane di ultima generazione; assaggiato praticamente qualsiasi cosa non si muovesse - e a dire il vero volendo c'erano anche ostriche semoventi.... - passando tra ogni regione d'Italia ed ogni continente.....impossibile da descrivere e quindi non lo faccio. Certo, in alcuni momenti vengono delle perplessità sulla natura dell'iniziativa, ci si domanda perchè c'è quello e non quell'altro...ma il tutto sembra onesto e permette di scoprire molto...se si è in grado dopo quasi 12 ore di chilometri e calorie di ricordare qualcosa!
 
E poi abbiamo anche mangiato - ancora?! - fuori. Oltre ad una buffa ed interessante cena Slow Food con cucina delle Algarve, ecco i ristoranti testati questa volta. Ah, potrei aprire una guida solo sui bonet:
 
L'Osto del Borgh Vej - Via Tasso, 7 tel. 011/4364843
Locale suggerito dalla proprietaria del bb, la gentilissima Azzurra: proprio in centro storico in una bella piazzetta, ristorante di una certa età, ma molto interessante per rapporto qualità/prezzo. Cucina tipica senza svolazzi, uso un pò troppo disinvolto dell'olio, ma bel menù di tutto funghi a 40 euro.
 
Porto di Savona - Piazza Vittorio Veneto, 2/d tel. 011/8173500
C'eravamo già stati. A me piace: secondo alcuni è datato e vive sugli allori - sempre pieno, prenotare - ma la location è bellissima sulla immensa piazza della Grande Madre. Interni caldi ed accoglienti per una cucina molto tipica (buono il fritto mistoe i tajarin fatti in qualunque modo). Aperto a pranzo e cena.
 
Scannabue - Largo Saluzzo, 25/h tel. 011/6696693
Neo trattoria tipica stile bistrot parigino del nuovo corso, sita nell'etnico quartiere San Salvario. Molto grazioso sia l'interno che il dehor e ottima la cucina (una guancia...). Splendido il trittico di dolci: panna cotta alla lavanda, creme caramel e bonet. Aperto a pranzo e cena.
 

mercoledì 21 novembre 2012

Pipero al Rex

Che tipo questo Alessandro Pipero! Nasce sommelier alla corte di Antonello Colonna e già lavorare con un ego come quello non deve essere stato facile….ma il Pipero di ego ne deve avere ancora di più se nel tempo come maitre e sommelier è riuscito ad aprire suoi ristoranti che portano il suo nome e non quello dello chef di turno. Prima ad Albano Laziale e adesso all’interno di un buffo hotel davanti il Teatro dell’Opera, un po’ antico, ma anche un pò dimesso e dove la piccola sala da pranzo da soli 6 tavoli è ricavata con grande gusto in una porzione del corridoio della reception.
Insomma qui tutto è originale a cominciare dall’orologino da tavolo fermo posizionato su ogni tovaglia bianca a ricordare che qui il tempo si arresta…ottimo preludio per la cena di compleanno del mio compagno in cui era proprio d’obbligo non ricordare il tempo che passa…oppure come l’incredibile vestito da prelato sfoggiato dal patron Pipero in occasione della Taste Week all’Auditorium a Settembre scorso. Detta così, però, il tutto sembra solo l’esercizio estroso e narcisistico di un personaggio stravagante, invece Pipero sa badare anche alla sostanza ed ha trovato nel suo attuale schivo chef – in precedenza in quel de “Il Tordo Matto”, mai abbastanza rimpianto ristorante di Zagarolo – Luciano Monosilio un degno contraltare. Perché la cucina qui riserva indubbiamente perle di originalità e creatività (vedi delle deliziose lumache con salsa al caffè e all’aglio, insalata con oltre 40 essenze o un dolce con tutto il profumo dell’autunno di funghi e cachi), ma poi sa guadagnarsi anche lo stomaco volando altissimo su piatti come spaghetti che odorano di pesce e mare e una carbonara che io non mangio, ma che mi è stata magnificata come la migliore mai assaggiata a Roma (per dire: superiore a Roscioli e ad Arcangelo, e ho detto tutto!). A questo proposito lo chef nei primi mesi di apertura del locale aveva iniziato un divertente esperimento con questa ricetta declinata a peso, fino a 50,00 euro per due etti di piacere assoluto, ma sembra che si sia stancato di essere conosciuto come “quello della Carbonara” così adesso il piatto si trova in menù solo nella sua versione standard. A questo proposito si può avere un’idea dell’estrosità dei personaggi coinvolti in questa esperienza guardando l’esilarante video in stile comiche del muto che gira su youtube in cui lo chef si rifiuta di continuare a cucinare questo piatto.
Quando siamo andati a mangiare – il 15/11/2012 – abbiamo avuto l’onore di festeggiare l’assegnazione il giorno prima della stella Michelin: meritatissima. Il che, però, ha significato vedere solo di sfuggita il Pipero che è andato subito via perché stanco morto per gli impegni vissuti a Milano. Peccato, perché una cena con lui vale la pena per l’esuberanza e la passione che mette nel rapporto con il cliente, ma anche il resto dello staff è molto piacevole, con un giusto mix di presenza/assenza. Un unico appunto, però non da poco: graditissima l'offerta al mio lui della mitica Carbonara extra menù degustazione, ma non si lascia mai l'altro commensale a bocca sciutta a guardare qualcuno che mangia, tantomeno se è una signora....
Lo chef c’era, ma non si è presentato ai commensali: tipo schivo, come dicevo, che però si ritaglia bene il suo ruolo accanto al patron più visibile. Il locale è elegante senza fronzoli e l’intero menù è un continuo alternare piatti giocosi (l’incredibile insalata preparata con oltre 40 erbe ed aria di zenzero) a proposte più sostanziose. Menù degustazione di 9 portate a 100 euro, ovviamente carta dei vini di livello e qualche originalità. Aperto a pranzo e cena.
Pipero al Rex – Via Torino, 149 tel. 06/4815702   www.alessandropipero.com


giovedì 15 novembre 2012

Celebrità vs. Hang Zhou

Sfida a Chinatown! Si sa: la ristorazione cinese a Roma non è un granché. Purtroppo è sempre stato così e per mangiare cinese filologico in Europa tocca andare minimo minimo a Londra o Amsterdam. E da quando molti ristoranti cinesi si sono riconvertiti in jappo-thai-malesiani il panorama è forse anche peggiorato. Però qualche oasi in città per un cibo un po’ meno precotto e soprattutto più originale esiste. Prima o poi parlerò del cinese chic Green Tea, per ora apro la contesa tra due ristoranti entrambi molto popolari sia come prezzi che come ambienti, ma con una cucina sicuramente interessante.

Celebrità – Via Igino Giordani, 53 tel. 06/4064005
Volevo mangiare qui da molto tempo: da anni sono un’estimatrice di Hang Zhou e mi sembrava doveroso conoscere il locale che molti considerano superiore. Certo spingersi fino a Colli Aniene per mangiare in un minuscolo ristorantino cinese è paradossale, ma speravo che ne valesse la pena. Invece mi sa che ho beccato la serata “no” del cuoco: è vero che le ricette presenti in menù sono sicuramente più originali che in altri locali e si sente una certa dose di artigianalità, ma la quantità di olio, sale e glutammato nei piatti era assolutamente eccessiva, tanto da rendere stomachevole la cena. Non so: leggendo in giro penso proprio di essere stata sfortunata. Per il resto come da Hang Zhou bella scenografia dei piatti con le piccole sculture di verdure intagliate (rigorosamente da non mangiare!) e tante fotografie di vip alle pareti tutti immortalati insieme al patron. Vedremo ad un secondo assaggio. Conto modesto. Aperto a pranzo e cena.

Hang Zhou – Via Principe Eugenio, 82 tel. 06/4872732
Il mio preferito da sempre e chi dice che da quando si è trasferito in questo nuovo locale più ampio abbia peggiorato quantità e qualità dei piatti secondo me sbaglia. Di buono c’è che adesso si può prenotare e non si fa la fila, mentre il menù è rimasto lo stesso e così l’originalità delle ricette che quasi sempre sono cucinate veramente bene. Ovviamente ci sono ancora anche le foto di Sonia immortalata insieme a tanti vip nostrani e non e le immancabili sculture di verdure. La carne con melanzane croccanti e il pollo al sesamo dimostrano da sempre una fragranza che a Roma altrove non si trova. Ma forse la vera freschezza si trova soprattutto nei piatti a base di riso venere, profumati e aromatici. Buone anche le proposte diverse di giorno in giorno. Non ho mai ordinato – si può solo qualche giorno prima – la vera anatra laccata, ma mi è capitato comunque di mangiarla in maniera filologica ed ottima in occasione di una cena speciale per il Capodanno cinese quando il ristorante era ancora su Via Merulana e ne vale la pena. Conto di poco superiore alla scadente friggitoria cinese che avete sotto casa. Aperto a pranzo e cena.

mercoledì 14 novembre 2012

Salerno e un pizzico di Costiera Amalfitana

Mio nonno – di cui ho dato il nome (Cesare) a mio figlio – era di Salerno e in questa bella città di mare ho trascorso varie estati della mia infanzia. Non ho ricordi di vacanze di comitiva o bambini, ma solo della bellissima casa affacciata sul golfo dai bagni piastrellati di ceramiche di Vietri, del trenino che attraversava il lungomare pieno di palme, delle granite di limone e delle ortensie nelle ville di Ravello. La casa è stata venduta, ma il lungomare ed il centro storico di Salerno sono diventati negli anni ancora più belli: ripuliti sono stati presi d’assalto da negozietti e localini che rendono la movida della città molto frizzante, il tutto in un’atmosfera “archeologica” visto che l’intero centro storico è costruito sulla città greco-romana e adesso i reperti sono incastonati, ben visibili ed illuminati, in ogni esercizio commerciale. Da notare che la città è tra quelle con la maggiore raccolta di rifiuti differenziata d’Italia: misteri del meridione!
Da visitare a Salerno c’è un duomo dal bel portico e altre chiese dove è possibile osservare da vicino la stratificazione della città, ma vale la visita già una passeggiata su Via dei Mercanti tra botteghe storiche e la vista del golfo. In particolare se capitate fermatevi nel negozio di cappelli di Ciro Russo: è uno degli ultimi artigiani di copricapi maschili rimasti in Italia. In Giappone persone così vengono dichiarate “Tesori nazionali”, mentre da noi c’è solo da augurarci che il figlio commercialista decida di tenere viva la tradizione di cotanto padre. 50 e più anni di artigianato nella bottega di famiglia per realizzare totalmente a mano cappelli di tutte le fogge. Il feltro maschile può, peraltro, essere riadattato da donna e vi assicuro che è delizioso. Ovviamente prezzi commisurati al lavoro per realizzare un prodotto unico.
Da menzionare: se vi capita passate da Salerno dai primi di Novembre alla Befana. Il centro città e i giardini della Villa Comunale sono decorati da luminarie del tutto diverse da qualsiasi altra città in versione natalizia. Draghi cinesi a dimensione naturale, pianeti, personaggi da fiaba...un sogno per grandi e bambini.
A Salerno abbiamo goduto della calda ospitalità di alcuni parenti che non vedevo da anni, ma abbiamo pernottato in un delizioso b&b trovato su internet, “I Giardini di Marzo”, che consiglio vivamente. E il mangiare? Eravamo venuti proprio per questo: per le mozzarelle, per le alici, per i dolci, per le verdure…e abbiamo ottenuto tutto e di più.

Che dire poi della Costiera Amalfitana? Gli scorci e le gonne di Positano, il duomo di Amalfi, le ville di Ravello, le ceramiche di Vietri, il panorama di Pontone, i dolci di Sal De Riso a Minori, il porticciolo e le alici di Cetara…luoghi comuni che hanno una verità assoluta. Tra l’altro va sperimentata la visita di questi luoghi non nella calca estiva, ma in una giornata di inizio inverno dal tempo variabile: colori mutevoli ed umori romantici.

Salerno – B&B I Giardini di Marzo – Via Roma, 210 tel. 339/6377814   www.igiardinidimarzosalerno.com
In pieno centro storico – vicino c’è un garage convenzionato perché tutta la zona è ZTL – la struttura dispone di camere silenziosissime, enormi ed arredate con grande gusto. L’attuale gestore – simpaticissimo e molto disponibile per qualunque richiesta - è stato per anni un cantante a Il Bagaglino ed ha arricchito ogni spazio libero di oggetti, tessuti, arredi, tendaggi molto scenografici. Il risultato finale è kistch in modo elegante e volutamente solare. Bonus per il frigorifero a disposizione tutto il giorno con acqua e succhi, la bellissima terrazza che durante l’estate può essere usata per la colazione e quest’ultima ampia e varia, per quanto industriale (ma i cornetti erano freschi di bar ogni giorno). Interessante la prospettiva che dall’estate 2013 il patron possa accompagnare gli ospiti in giro per la costiera sul suo meraviglioso caicco turco di 29 metri! Prezzo onestissimo: doppia con colazione 70 euro e nessun sovraprezzo per il letto aggiunto del bambino. Da migliorare solo la dotazione di cortesia della toilette.


Salerno – Osteria Canali  - Via Canali, 34 tel. 338/8070174
Piccolo ristorante molto carino con qualche accenno di ricercatezza in pieno centro storico. La cucina è totalmente di territorio con alcune chicche come la “minestra strinta” a base di verdure e pane abbrustolito e la pasta e caciocavallo. Tutto molto buono e porzioni generose. C’è un certo interesse per le birre artigianali in carta da bere e da mangiare in un ottimo tiramisù. Prezzo entro i 30 euro a persona. Aperto solo la sera.

Salerno - Hostaria Il Brigante dal 1985 – Via Fratelli Linguiti, 4 tel. 089/9438729   328/3423428
Questo posto sembra uscito da una fiaschetteria di Frascati: minuscolo (un piano di sopra era stato chiuso il giorno prima ed il proprietario era piuttosto contrariato…), si mangia su tavoli comuni in legno con tovaglie di carta. In sala padre e figlio e la madre in cucina. I piatti sembrano proprio quelli che ci si potrebbe aspettare in una casa: antipasto di verdure e frittate, primi rustici e secondi di carne saporita. Sapori decisi, ma molto gustosi. Prezzo ridicolo, ma porzioni non troppo generose. Aperto solo la sera.

Cetara – Al Convento – Piazza S. Francesco, 16 tel. 0829/261039
Questo paesino vale la visita già per il delizioso porto che porta ogni giorno le barchette a pescare le famose alici. Poi si possono comprare le bottiglie della preziosa colatura e altri vasetti con leccornie ittiche. Ma soprattutto ci sono due ristoranti molto buoni, il “San Pietro” ed “Il Convento”. Il primo lo abbiamo già provato alcuni anni fa e merita. Questa volta abbiamo voluto sperimentare quella che è la casa madre di quel Pasquale Torrente che sta facendo impazzire Eataly con le sue fritture di pesce e non. Il locale ricorda un patio messicano perché la sala è inserita in quello che era il chiostro di un convento e ancora si vedono gli affreschi. La cucina è di territorio e sostanza, ma elegante e piacevole. Fantastici gli spaghetti con la colatura di alici, a anche la pasta al forno e la frittura di alici abbondante ed asciutta. Aperto a pranzo e cena.

Pasticceria Sal De Riso – Piazza Cantilene, 1 Minori (SA)  tel. 089/853618   www.salderiso.it
E finalmente dopo averlo visto sempre in televisione sono giunta a casa sua per assaggiare i mitici dolci. Onestamente ero un po’ prevenuta perché il tipo è molto mediatico e ormai è a capo di un impero, quindi di artigianale questa produzione ha ben poco. E in effetti il bar pasticceria di Minori è un bel posto di respiro europeo. Ma i dolci sono veramente buoni e gustarli sulla piazzetta con davanti il mare della costiera non ha prezzo! Menzione particolare per la melanzana farcita e ricoperta di cioccolato: una delle prove dell’esistenza di Dio!!! Buone anche le focacce salate. De Riso rispolvera tutti i classici del territorio e le sue materie prime e poi aggiunge tocchi di innovazione che non stonano. Prezzi in conseguenza della bontà dei prodotti usati e della notorietà.

Caseificio Vannulo – Via G. Galilei, 101 Capaccio Scalo (SA) tel. 0828/724765   www.vannulo.it
E a proposito di Dio, un’altra divinità deve essersi fermata dopo che ad Eboli anche qui a Capaccio perché in pochi chilometri quadrati ci sono i caseifici più famosi al mondo per la mozzarella di bufala. Ma come al solito: quale sarà la migliore? Io dopo anni che ne sentivo parlare ho deciso che volevo assaggiare quella di Vannulo, più che altro perché è biologica e perché non esporta. Se la volete dovete prenotarla via telefono, venire a prenderla facendo una fila di almeno un’ora con il numeretto in mano. E se arrivate tardi, soprattutto d’estate quando le bufale producono meno latte, rischiate anche di andare via a mani vuote. La spiegazione è che qui il latte usato è tutto interno alla filiera e totalmente di bufala. Gli animali sono allevati in modo ineccepibile, la tenuta è linda e pinta, ecc. ecc. Sì, ma come sono le mozzarelle? Da come me ne avevano parlato mi aspettavo un gusto più deciso, invece il sapore è sincero, ma non disturba. Buone, ottime, ma forse speravo di più. La vera sorpresa, invece, è stata la possibilità di degustare in loco ed acquistare yogurt, gelati e budini (e volendo anche porzioni maxi di dolce fatto in casa annegato nella ricotta, nel gelato o nello yogurt). Gelati molto buoni, ma gli yogurt sono un’esperienza mistica. Nonostante siano prodotti con latte intero di bufala sono leggerissimi e lasciano la bocca pulita e saporita. Potrei affogarci dentro! Vari gusti alla frutta e al malto. Budini in vari tipi di cioccolato e al caffè. Un’esperienza da ripetere.




Napoli - parte II

Magari è un po’ ripetitivo come itinerario, ma a Roma spesso ci si dimentica che Napoli è così vicina e così bella e ogni tanto – almeno una volta l’anno,, direi – vale la pena farci un salto. Le strade sono sporche come le avevamo lasciate un anno fa, i presepi meravigliosi di San Gregorio Armeno sono sempre lì e così il magico Cristo Velato ed i palazzi fatiscenti. Questa volta abbiamo aggiunto un b&b (ultimo coupon per un pezzo) sito nel Palazzo del Principe di San Severo – per l’appunto quello della cappella con il Cristo – di cui non è utile dare informazioni dettagliate perché sta per chiudere, ma che vale la pena raccontare per il fascino di una camera da letto di almeno 50 mq. ed un totale abbandono complessivo. Abbiamo visto la padrona si e no due volte e neanche siamo stati registrati…ma la tassa di soggiorno ci è stata fatta pagare! Misteri napoletani.
Bella anche Napoli Sotterranea con una miscellanea degli umori più tenebrosi della città, dalla storia greca a quella della II Guerra Mondiale. E poi i mercati….
Detto ciò come sempre si è mangiato molto bene e a prezzi risibili per chi viene da Roma.
Da Donato – Via San Cosmo fuori Porta Nolana, 26 tel. 081/287828
Siamo dalle parti della Stazione, in zone molto popolari e la trattoria in questione è effettivamente il posto alla buona dove mangiano i locali. Ma attenzione: alla buona solo per ambientazione in quanto semplice, perché già il servizio è piuttosto confortevole e quanto alla cucina siamo di fronte ad ottimi piatti, sinceri e tradizionali senza essere pesanti. Assaggiati ziti al ragù, gateau di patate con prosciutto e friarelli, cuoppo di fritti: tutto meraviglioso. Meno tipici i dolci. Aperto a pranzo e cena.

La Taverna dell’Arte – Rampe San Giovanni Maggiore, 1/a tel. 081/5527558
C’eravamo già andati un anno fa e il posto si conferma come un locale grazioso e dal patron attento ad alcune sfumature e molto innamorato del suo territorio. Tra i suoni di musica napoletana si gustano specialità dai sapori decisi, ma fortemente alleggeriti nei condimenti. Ziti con melanzane e mozzarella notevoli ed il solito biancomangiare finale che da solo vale il viaggio. Il posto è noto anche per il fresco pre-dessert al basilico servito freddo in un piccolo recipiente di terracotta.
Aperto solo la sera.

La Chitarra – Rampe San Giovanni Maggiore, 1/bis tel. 081/5529103
Poca fantasia a Napoli sull’ubicazione dei buoni ristoranti, se la guida Slow Food deve per forza citarne due attaccati l’uno all’altro. Ma dato che siamo in pieno centro antico, nella zona dei decumani, tutto sommato la cosa risulta comoda. I gestori delle due trattorie non si amano particolarmente e del resto sono piuttosto diversi sia come stile che come cucina. A La Chitarra la gestione è più tipicamente familiare e la location più semplice. Anche qui cucina genuina del territorio con pochi piatti di pesce e buona carne insaporita da condimenti “forti” (pangrattato). Ottimi i dolci casalinghi (torta all’amaretto e al limoncello). Aperto solo la sera.

Pizzeria Gino Sorbillo – Via Tribunali, 32 tel. 081/446643
Ogni volta la stessa storia: dove mangiare la pizza? Tra locali storici, nuove mode, consigli delle guide e degli amici, a Napoli la faccenda si fa seria. Ma piano piano li stiamo provando un po’ tutti. Questa volta siamo andati sul sicuro di un volto noto sia alla Napoli storica sia ai nuovi gastrofighetti dei blog, quel bel Sorbillo bruno che si vede spesso in televisione e che si fa sovente capopolo di numerose battaglie dall’antipizzo alla tutela dei diritti della pizza napoletana dagli antipatici pareri di alcune guide (la Gambero Rosso 2013 non ha premiato nessun locale partenopeo). Ovviamente da Sorbillo non si può prenotare e ci eravamo disposti ad una lunga fila, ma in realtà se si viene presto (alle 12.00 a pranzo), ci si può sedere subito. All’uscita, in effetti, la situazione si presentava ben diversa, ma credo che le attese non siano mai molto lunghe perché il locale è su due piani e il servizio, va da sé, è velocissimo. A differenza di altri colleghi posti su Via Tribunali, Sorbillo non offre anche la vendita di pizza e fritti da asporto, quindi qui si può mangiare solo pizza tonda da seduti e la varietà è ben più ampia dei sapori tradizionali, anche con qualche accostamento rischioso per i puristi (pizza con panna e prosciutto…). Noi abbiamo preso una semplice marinara ed una pizza provola affumicata e pomodorini: meravigliose! L’impasto è più basso che altrove a Napoli, ma cotto alla perfezione e digeribilissimo. Sapori decisi e puliti per una pizza che scende che è una meraviglia. Non so se siamo ai vertici, ma ci siamo vicini.

Pizzeria Da Michele - Via Cesare Sersale,1 tel. 081/5539204
Sono tornata a Napoli da sola per fare i saldi (perchè direte voi? Ma perchè si risparmia e nel frattempo ci si mangia la pizza migliore del mondo!) e mi sono regalata un'altra pizza che passa per essere la migliore della città...e forse questa volta è proprio vero. Siamo vicini alla Stazione e anche in questa occasione disponetevi a mangiare entro le 12.00 a pranzo o le 19.00 a cena (dopo la fila diventa notevole), a rinunciare a fritti, vini, tovaglie, e soprattutto a pizze dagli ingredienti variegati. Qui dal 1870 si mangiano solo pizze margherita (con mozzarella o doppia mozzarella) e marinara (in versione normale o maxi), il tutto tra i 4 e i 5 euro a pizza. Ciò che avrete sul piatto è una pizza enorme, digeribilissima, dal sapore indescrivibile per freschezza degli ingredienti. Eccezionale! All'inizio sembra di non poterla assolutamente finire per quanto è abbondante, invece va giù che è un sogno e quasi quasi lascia il desiderio di un'altra porzione (magari più piccina...). Pizza non troppo alta, rigorosamente da mangiare a libretto. Io ho provato la margherita doppia mozzarella ed era veramente sontuosa. Devo tornarci per sperimentare la marinara. Intorno clienti abituali e giapponesi di passaggio ed uno staff che sembra pronto a nutrire con questo antico prodotto povero il mondo intero.


martedì 13 novembre 2012

Posti dove non andare: Cozze e Dintorni e Mama Eat

IMPORTANTE: Questo post riguarda un paio di locali dove assolutamente non mettere piede!!! Capita di fare qualche scelta disinvolta quando si mangia fuori in estate e credo che vada dato conto anche dei locali inqualificabili o comunque assolutamente mediocri, caso mai a qualcuno venisse in mente di andare. Per questo motivo vi do l’indirizzo giusto per capire dove sono, ma non il telefono!
L’unico bonus di questi ristoranti – e motivo del mio tentativo - è di avere posti all’aperto in piena Trastevere…per il resto diciamo non si possono neanche definire dimenticabili visto che almeno in un caso mi ricordo molto bene la gastroenterocolite che mi sono beccata.
Cozze e Dintorni è un localino con qualche pretesa shabby chic che si propone di soddisfare la voglia di pesce e soprattutto di cozze a prezzo abbastanza onesto. Nel menù sono presenti numerose variazioni sul tema della zuppa di cozze e vari altri piatti di pesce. L’infezione intestinale è merito loro. Ma devo dire che anche senza questo incidente un posto dove se ordino “scialatielli ai frutti di mare” mi portano della comune pasta secca piatta di ignota marca e ti dicono che loro non sanno neanche cosa siano gli scialatielli e che si sono limitati a copiare il nome sulla busta…
Mama Eat è, invece, una delle tante pizzerie che a Trastevere nascono come funghi che ha deciso di specializzarsi in cucina gluten free. Lodevole intenzione – ma non si capisce perché solo su Piazza San Cosimato ci siano ben tre locali con questa caratteristica – che, però dovrebbe essere accompagnata da buon cibo. Invece sia la pizza che i fritti sono ai limiti della decenza ed i “famosi” supplì e crocchette al metro sono un ignobile pastrocchio di ingredienti scotti. Il tutto ad un prezzo neanche tanto da pizzeria.
Nonostante la crisi l’improvvisazione nel mondo della ristorazione regna sovrana. Diffidate gente, diffidate.
Cozze e Dintorni – Via Natale del Grande, 52/53
Mama Eat – Via S. Cosimato 7/9

Riad Nour

Chi è stato almeno una volta in Marocco vorrebbe tornarci, lo so. I colori di Marrakech, gli odori di Fez, le montagne ed il mare, tutto in un colpo solo…bellissimo e vario paese dove devo riuscire a rimettere piede. Ho promesso a mio figlio di fargli vedere la Djemaa El Fna, la meravigliosa piazza di Marrakech che dal tramonto si riempie di incantatori di serpenti, giocolieri, venditori di cibo, ladri e racconta storie…nel frattempo me ne sono andata a mangiare nell’unico ristorante marocchino di Roma, l’elegante Riad Nour che, come dice il nome, richiama in arredamento ed architettura un tipico riad, la casa elegante con il giardino interno. E bisogna dire che l’atmosfera c’è ed è ottima anche per una cena romantica perché il locale è veramente molto bello. La cucina presenta, come sempre nei ristoranti etnici, i piatti tipici e nazionali: quindi couscous e tajine in numerose varietà. Forse anche troppe per un prodotto di base non del tutto filologico: la semola del couscous non sembra certo sgranata a mano e le tajine dai sapori agrodolci necessiterebbero di tempi di cottura forse più lunghi. Però il risultato finale è gustoso e abbastanza convincente. E ottima la bstilla, piatto che sono la cultura orientale poteva inventare con la sua sapiente mistura di dolce e salato (vari strati di pastella infornata o fritta con vari ripieni di carne o pesce irrorata di zucchero a velo e cannella). Prezzi non modesti: almeno 40 euro per una cena completa. Aperto solo la sera.
Riad Nour – Via G.G. Belli, 140 tel. 06/45423075   www.riadnour.it

venerdì 9 novembre 2012

Inopia

Di questo ristorante avevo già scritto nel capitolo su Monteverde. Siamo tornati e lo trovo così interessante che vale la pena riparlarne. Ogni tanto mi domando quanto durerà perchè la logistica è veramente incresciosa: la zona intorno Via della Pisana è proprio poco attraente ed il problema del parcheggio quasi insormontabile. In più i pochi coperti e l'ottimo rapporto qualità/prezzo rappresentano una vera sfida gestionale. Ma tant'è, finchè uno chef di passione e sostanza come Andrea Dolciotti sceglie di rischiare vale veramente la pena di andare e dargli sostegno perchè si rinane sempre soddisfatti. La cucina è ricca di provocazioni soprattutto legate al connubio pesce/carne e alcuni piatti rimangono nella memoria (i pizzicotti di pasta di pane al nero di seppia su brodo di prosciutto...). Il menù degustazione a 55,00 euro è una grande occasione e si può anche optare per un mini degustazione a 40,00 euro. Degna di nota la proposta del "diritto di tappo": se avete in casa una buona bottiglia di vino che volete stappare durante la cena potete portarla e verrà messo in conto solo il diritto di tappo, cioè 2 euro. Locale elegante, ma non ingessato e così anche il servizio. Peraltro lo chef è immancabilmente presente e ci tiene a parlare della sua cucina. Il mio compagno ha anche frequentato una lezione di cucina dello chef: pochi studenti e oltre quattro ore per poter vedere all'opera da vicino un artista nel suo regno. Il tutto a 50 euro compreso il pranzo con ciò che è stato cucinato (peccato, però, che i discenti non possano cucinare in prima persona, ma solo osservare). Da tenere sempre sott'occhio le cene a tema a prezzi ottimi lasciando la propria mail. Aperto solo a cena.
Inopia -  Via del Fontanile Arenato, 155/157 tel. 06/66030551 http://www.ristoranteinopiaroma.com/
 

Coromandel

Alcuni mesi fa aprì questo localino al centro di Roma in stile neo-bistrot parigino: se ne parlò parecchio perchè lo staff tutto al femminile presentava in squadra una giovane cheffa piuttosto quotata. Ma il panorama della ristorazione romana è piuttosto vivace ed ormai pochi chef reggono più di un anno in un locale: la cheffa in questione ha rotto con la proprietà dopo ancor meno e questo pare che faccia registrare un calo di consensi nel pubblico degli appassionati del settore. Questa premessa per dare conto di come questioni di visibilità spesso abbiano la meglio sui contenuti in un ambito dove, più che in altri, dovrebbe essere la sostanza a definire la forma e non il contrario. Mi sono trovata a mangiare da Coromandel sia sotto la guida della cheffa blasonata sia con il/la new entry ignota e devo dire che non ho notato differenze epocali. Il posto mi piace parecchio: location deliziosa in pieno centro a pochi passi da Piazza Navona e dintorni, interno raccolto e ben arredato come un salotto di casa elegante. L'attuale gestione si propone con un'apertura a giornata intera che copre quindi dalla colazione all'aperitivo fino alla cena, passando per il tè del pomeriggio. Tante uova cucinate bene per la colazione, una proposta di pasta, un panino, un'insalata, un secondo ed un dolce a pranzo ed un menù fisso la sera. Lo stile è per l'appunto quello dei gastro bistrot francesi: poca scelta, prezzi abbordabili - a pranzo ogni piatto sta tra i 6 e i 12 euro - semplicità, ma grande gusto. A noi è piaciuto molto mangiarci di domenica: invece dei soliti brunch rivisitati all'italiana che diventano semplici buffet da tavola calda, qui si può spaziare ordinando direttamente dalla carta tra i piatti della colazione e del pranzo mescolando il tutto (uova al tegamino con pancetta croccante e poi panino con polpette al curry). Unico neo: ricarichi poco equi sulle bibite più in voga (Baladin e Lurisia). Degna di nota invece la carta delle birre artigianali, soprattutto belghe. Aperto a pranzo e cena. Il sito non è aggiornato, meglio chiedere l'amicizia su FB perchè spesso ci sono serate a tema.
Coromandel - Via di Monte Giordano, 60/61 tel. 06/68802461
 

Gelaterie di Roma

Mi rendo conto che non scrivo un post dalla "Presa della Bastiglia"...segno evidente che avevo altro da fare...e molto di questo altro è stato andare in giro per l'Italia e Roma a degustare un pò di tutto. E adesso, con un pò di pazienza, racconterò gli esiti di questa ricerca (uno sono sicuramente un paio di chiletti in più e molti soldi in meno, ma non credo interessi)
Giusto per tornare un pò ai fasti estivi inizio con un lungo post su alcune buone ed ottime gelaterie di Roma. Come sempre l'elenco non è esaustivo, ma sicuramente copre alcune eccellenze della capitale, o comunque luoghi di cui si parla e anche alcune chicche meno blasonate. L'inverno romano permette comunque di continuare a testare gelati, quindi è un work in progress.
 
Neve di Latte - Via Luigi Poletti, 6 tel. 06/3208485  
Ermanno Di Pomponio è un pazzo: questo va detto subito. E per fortuna ha trovato la sua autocura nel fare gelati come, a quanto racconta, facevano già i suoi genitori. Problemi di imprinting familiare, evidentemente. Fino all'anno scorso questo folle aveva una gelateria-gioiello in una stradina in zona Baldo degli Ubaldi: da solo preparava gusti inarrivabili per sapore, qualità delle materie prime e prezzi. Noi ci siamo andati due volte ed è stata un'esperienza: pagare qualcosa come 50,00 euro al chilo - anche la coppetta veniva pesata - un gelato e doversi sorbire anche le logorroiche spiegazioni del tipo non era una cosa facile da digerire, ma ne valeva la pena. Un gelato unico. Poi il pazzo ha chiuso e qualcuno temeva che avessero chiuso anche lui da qualche parte. E invece no: come una fenice è risorto in un localino molto carino con anche un pò di spazio dentro per mangiare in santa pace il gelato, proprio davanti il Maxxi in zona Auditorium. E questa volta è aiutato al bancone da una gentile ragazza che sembra sopportarlo. Il gelato ha toccato un pò più terra in quanto a prezzo (anzi: la coppetta media è enorme, contiene tre gusti e costa solo 3,00 euro, panna compresa), ma la qualità sembra inalterata. Uova di Parisi, acqua minerale del Trentino, nocciole e cacao veri...insomma un sapore delicato, una consistenza naturale, nè troppo pannosa nè troppo acquosa. Niente gusti strani, solo alcune creme tradizionali e qualche frutto; non vi aspettate i colori e i sapori ecessivi di certo gelato industriale: quelli li danno solo le polverine. Qui si viene per un gelato sincero e folle come il suo artigiano.
 
Otaleg - Via dei Colli Portuensi, 594
Rettifico tutto....avevo scritto l'anno scorso una recensione non eclatante di questa celebrata gelateria e sentendomi una mosca bianca vista la quantità di pareri positivi che leggo in giro ho dato una seconda possibilità (che magnanima che sono!). Mi ero sbagliata o quella era stata una loro giornata no. Non saprei. Comunque il gelato assaggiato quest'anno era ottimo. In effetti alla precedente visita mancava il tanto celebrato zabaione al Marsala Florio riserva e questa volta invece c'era: effettivamente questo gusto vale da sé il viaggio. Straordinaria anche la varietà - scrivo in estate - di gusti alla frutta con incredibili varianti: varie tipologie di albicocca (anche vesuviana), pesca, ecc. Il luogo rimane una location di gelato naturale a tutti i costi, ma a questo punto affermo senza indugi anche di gelato buono.
 
V-ice - Via Gregorio VII, 385
           C.so Vittorio Emanuele II, 96
           V.le G. marconi, 207
www.viceitalia.it
Il discorso di Otaleg vale un pò anche per la catena di gelaterie gastrofighette Vice, ma con alcuni distinguo. Anche in questo caso si tratta di un fenomeno piuttosto celebrato il cui prodotto si pone sicuramente al di sopra dei gelati dozzinali cui ci hanno abituato negli anni '80 molte gelaterie, ma non tocca i vertici di maestri gelatieri come Di Pomponio e Torcè. Questo gelato è anche molto buono in alcuni gusti, ma irrita un pò la scelta di avere il gusto fragola fuori stagione perchè "i turisti lo chiedono" (risposta dell'addetta del locale all'angolo con Largo Argentina) e quella della panna al Baileys (ma con quali gusti si dovrebbe sposare????). Per il resto anche qui uova di Parisi, vaniglia e cioccolati esotici e via dicendo. I distinguo con quanto sopra stanno nella sfiziosità dell'aperitivo a base di gelato salato e bollicine una volta la settimana ed un gusto complessivamente più deciso.

Fata Morgana - Via Lago di Lesina, 9/11
                            Via Bettolo, 7
                            P.zza degli Zingari, 5
                            Via Roma Libera, 11 (ang. P.zza S. Cosimato)
                            Via Laurina, 10 (Via del Corso)
                            Via Aosta, 3 (Re di Roma)
www.gelateriafatamorgana.it
Io adoro il gelato di Maria Agnese Spagnuolo! E adesso che ha aperto una sede sotto casa ammetto che lo mangio quasi tutti i giorni. Pur avendo ormai creato un piccolo impero, questa artigiana del gelato continua a produrre un prodotto variatissimo per quantità di gusti che cambiano a seconda della stagione e di altissima qualità. Per chi è interessato bisogna sapere che tutti i gelati nonchè le cialde sono gluten free e numerose sono anche le proposte senza zucchero o lattosio per venire incontro ad intollerenza varie. Ma io che intollerante non sono trovo che la bontà di questo gelato stia nel suo magico equilibrio tra sapori e profumi che nel gusto Pollicina trovano l'assemblaggio perfetto: noci, petali di rosa e violetta, un'armonia assoluta che altri avrebbero reso stucchevole e invece qui rasenta la perfezione. Last but not least acquistando questo gusto si dona una parte del prezzo all'Ospedale Bambin Gesù. Ma tutti i sapori meritano una prova: pera alla bella Helene, zabaione Fata Morgana al caffè, cocco e rhum....un tripudio di leggerezza e gusto a prezzo normale (coppetta da 2 gusti 2 euro, da 3 gusti 3 euro, panna compresa nel prezzo). I prodotti usati sembrano veramente buoni e anche mangiando parecchie palline la bocca rimane pulita e lo stomaco leggero. Inoltre nuove proposte tutte le settimane, anche con prodotti di stagione (provare il gelato alla zucca). Unica pecca, a volte si trova qualche cristallo di ghiaccio segno di un trasporto del prodotto dalla casa madre ed emulsionatura seguente non ottimale. Mi auguro che ingrandendo la catena questo marchio non perda la sua autenticità.

Torcè - V.le dell'Areonautica, 105
             V.le Aventino, 59
             P.zza Monte dell'Oro, 91/92
             Via Stoccolma, 7
             V.le Prassilla, 39 (Casal Palocco)
             V.le delle Repubbliche marinare, 101 (Ostia)
             Centro Commerciale Roma Est (Lunghezza)
Claudio Torcè ha cambiato il modo di fare il gelato a Roma: ha aperto una strada da cui non si torna indietro e con cui tutti gli altri devono fare i conti. E questo ben prima di Grom! Come si nota dal lungo elenco di sedi ormai quello che era un fenomeno di nicchia è diventata una vera avventura imprenditoriale. In molti discutono se sia da considerarsi artigianale o meno un gelato che viene prodotto in un laboratorio e poi riassemblato in un negozio lontano qualche chilometro: francamente il concetto di artigianalità mi vede poco interessata, mentre preferisco discutere della bontà e genuinità di un prodotto. E in questo Torcè continua a creare un gelato molto, ma molto buono, preparato con ottimi ingredienti e con il plusvalore di un numero spaventoso di gusti da sperimentare, tra cui i famigerati gusti salati che non credo cambieranno mai molto la storia del gelato, ma che ad alcuni piacciono. Solo per scegliere tra la varietà dei cioccolati e degli zabaione vale la pena di tornarci e ritornarci e se si va nella casa madre in V.le dell'Areonautica troverete proprio lui in laboratorio affannato ed entusiasta come il primo giorno che ha aperto.

Mela e Cannella - Via Oderisi da Gubbio, 71
www.melaecannella.71
Finalmente una gelateria con punto vendita unico: questo è sicuramente un gelataio artigianale, non si discute e, cosa non scontata, fa anche un ottimo gelato, dove la naturalità assoluta degli ingredienti (bandito ogni artifizio industriale) si sposa con un'ottima maestria per dare vita ad un gelato buonissimo. Davide Montironi crede molto nel suo progetto e leggere il sito della gelateria aiuta a comprendere la sua filosofia senza compromessi che rende questa piccola gelateria di quartiere un indirizzo validissimo nel settore.

Corona - L.go Arenula, 27
Quando si prende il tram 8 al suo capolinea magari ci si imbatte distrattamente in questa piccola gelateria posta a fianco di una filiale BNL e vedendola sempre stracolma di turisti forse non gli si da il giusto peso. Invece alcuni cartelli ricordano che il luogo è noto anche alla guida del Gambero Rosso, ma soprattutto si tratta di un indirizzo validissimo per mangiare un ottimo gelato in centro. I gusti sono molto accattivanti: massiccio uso di frutta esotica e amore per l'abbinamento creme/liquori che a me fa impazzire. Il cioccolato con prugne al rhum è un gran gelato e così molti altri. Sapori decisi per un gelato che non viene strombazzato sui media, ma che vale la visita.

Grom - Via della Penitenza, 30/a
              P.zza Navona, 1 (ang. Via Agonale)
              Via Tuscolana, 1370
              Via dei Giubbonari, 53
www.grom.it
Ora che di uno dei fondatori di Grom si parla anche come di un papabile alter ego di Berlusconi, che il marchio ha colonizzato in meno di un anno mezza Roma e che non c'è blog che non si sia impantanato in infiniti post pro o contro, non servivo certo io a dare un parere. Ma ormai Grom esiste e bisogna farci i conti e tutto sommato sono conti anche piacevoli. Sì perchè a me questo gelato piace abbastanza e consente di trovare un buon prodotto in tutta Italia anche quando non si hanno informazioni certe su quale sia la gelateria migliore della città. Potere dell'omologazione. Le materie prime usate sono buone ed i sapori piacevoli, per quanto un pò troppo dolci e cremosi. Poi c'è l'annosa diatriba sulla panna a pagamento: l'omologazione fine a se stessa comporta alcune sviste come l'impuntatura di non aver voluto uniformarsi al costume romano che la prevede compresa nel prezzo. Questo è fastidioso, tanto quanto i propietari che si sentono più simili a Madame Curie che a degli imprenditori. Ma poi alla fine il gelato va mangiato e non solo giudicato ed un salto per un buon frappè ricoperto di ottima panna preparata come si deve io ogni tanto ce lo faccio (anche per scoprire il gusto del mese). Ma se vedete la famigerata fila - dovuta al problema della mantecatura, nonchè bella trovata pubblicitaria - passate oltre.

Gelateria del Teatro - Via di S. Simone, 70 (Via dei Coronari)
                                      Lungotevere dei Vallati, 25
Mi sono imbattuta per caso in questa piccola gelateria durante alcune passeggiate su Via dei Coronari e avevo molto apprezzato un prodotto vario e buono. Quando ecco che proprio oggi noto la recente apertura di una sede su Lungotevere all'altezza di Ponte Garibaldi. Devo tornarci perchè ne ho un ottimo ricordo. Da notare che da quel punto fino al Pantheon si susseguono innumerevoli buone - e meno buone - gelaterie, tra cui molte di quelle sopracitate.

 

sabato 14 luglio 2012

Mr Clood

Non mi chiedete chi sia questo Mr Clood: ancora non sono riuscita a capirlo fino in fondo. Quello che so è che in piena Trastevere c'era un piccolo e disadorno negozio di pasta fresca e piatti pronti per il pranzo. Pur abitandoci ad un passo non ci sono mai entrata. Poi ho scoperto che il propietario era ed è immortalato come cuoco di piatti romani in vari video di Youtube pubblicati sul sito gastrofanatico Puntarella Rossa. Allora mi incuriosisco e decido di passarci...ed ecco che il posto ha chiuso per risorgere come localino per colazioni all'americana, pranzetti e cenette veloci. Piccola cucina e bancone: ci si serve da sè e ci si siede sui pochi tavolini di plastica o si porta via. Bhe dovevo provare...Niente male davvero! Ho visto uscire dei tonnarelli con il pesce (9 euro) che parlavano ed io ho mangiato una tartare di salmone con ananas e melone veramente buona, fresca ed abbondante (10 euro). In cucina questo strano tipo un pò burbero e al banco la figlia che litiga bonariamente con lui. Per il resto posate di plastica e un menù di pochi piatti che cambiano tutti i giorni e si esauriscono rapidamente. Prezzi da tavola calda e gran predisposizione al catering. Da tornarci ripetutamente. Aperto a pranzo e cena.
Mr. Clood - Via Luciano Manara, 13

Casa Tuscia

A Nepi non c'è moltissimo da vedere, per quanto un piccolo centro medioevale ci sia. Ma vale la pena passarci per provare questo elegante e sincero ristorante sito alle porte della città.Intanto la location è molto piacevole, in un edificio sapientemente ristrutturato, luminoso ed ampio. La cucina è di territorio, ma con sapori molto alleggeriti e qualche creatività , il servizio cortese ed affabile. Ovviamente si beve acqua del posto e si mangia a km praticamente zero. Aperto solo la sera e a pranzo nei fine settimana.
Nepi - Casa Tuscia - Via di Porta Romana tel. 0761/555070

Kuriya

In quello che era uno storico negozio di biancheria antistante il ghetto ebraico di Roma, su Via Arenula, ha da poco aperto questo ristorante che si propone come un cinese gastro-chic, con specialità di cucina honkonese - cioè di Hong Kong. In effetti in locale è piuttosto elegante, forse addirittura pretenzioso e mostra un nuovo aspetto dell'eccezionale vitalità dell'imprenditoria cinese: probabilmente la nuova frontiera dopo i "sushi as you can eat" potrebbe essere la ristorazione cinese di qualità a prezzi abbastanza elevati. I primi passi sono incoraggianti a cominciare dalla presenza in carta di numerose buone bottiglie di vino italiano e dagli attestati di sommellier professionisti che come consulenti lavorano per il locale. Degna di nota anche l'incredibile professionalità di una meravigliosa cameriera cinese che può far sfigurare il personale di sala del ristorante "Italia" di Eataly (tanto sempre su questo tasto si casca). Detto ciò la carta propone non molti piatti: un pò di sushi tradizionali e fusion e alcune specialità honkonesi e cinesi tipiche. La cucina è indubbiamente espressa e lo si nota sia dall'attesa un pò slow sia dalla straodinaria qualità di alcuni piatti simbolo come i dim sum - ravioli di vari tipi - che i normali ristoranti cinesi acquistano congelati e che qui sono preparati sul momento. Questo piatto è sicuramente squisito. Anche altre pietanze sono interessanti, anche se i nomi tradiscono un pò di enfasi e il risultato finale può deludere le aspettative. Altra particolarità è un forte accento sui dessert frutto di un interessante connubio tra pasticceria orientale e occidentale creativa. I prezzi sono indubbiamente più alti della media di altri etnici della città, ma a pranzo c'è grande varietà di menù light a prezzi soft. Devo assolutamente tornarci e testare il resto del menù. Aperto a pranzo e a cena.
Aggiunta: ci sono tornata con un coupon che mi ha permesso di fare una scorpacciata di dim sum di tutti i tipi: straordinari ravioli con ripieni di pesce e carne di ottima qualità, tutti fatti in casa.
Kuriya - Via Arenula, 48 tel. 06/68307247   http://www.ristorantekuriya.com/

Taberna Egeo

A Roma esistono vari ristoranti greci e francamente nessuno brilla per eccezionalità e soprattutto per originalità: basta fare un viaggetto nel Peloponneso o anche solo vedere una decina di minuti de "Il mio grosso grasso matrimonio greco" per notare che la cucina greca è estremamente varia e ricca, e non solo in condimenti. Invece le proposte dei ristoratori romani - bisogna ammettere, tutti effettivamente greci - si limitano a pochi piatti di indubbia fama: ghiros e souvlaki, moussaka, insalata con feta, creme varie, dolcetti simil arabo e yogurt. Peccato. Il mio preferito tra i ristoranti greci a Roma era una volta l'Ouzerì, ma è tanto che non ci vado. In compenso il locale in causa non si discosta molto dalla tradizione e mixa con alti e bassi le tipiche proposte greco-italiche. Di originale ho assaggiato unicamente il lemonato, uno spezzatino di vitello con salsa di yogurt e limone, dal sapore acidulo non male, per quanto un pò grasso. Invece la moussaka era del tutto dimenticabile. L'ambiente richiama le tipiche taverne greche con oggetti un pò kitsch alle pareti e colori sui toni del blu. Mi dicono che nei fine settimana si balla e si canta greco, ma il conto viene maggiorato e visto che si viaggia già di norma non al di sotto dei 25 euro a testa per stare bene, non so se vale la pena. Aperto solo la sera.
Taberna Egeo - Via Augusto Dulceri, 99  tel. 06/273807

domenica 1 luglio 2012

Eataly

Lo aspettavo da tutta la vita ed alla fine lui è arrivato....l'uomo del destino che ha smesso di vendere televisori e ferri da stiro (Unieuro) ed ha puntato tutte le sue fortune sul mangiare di qualità, ha esaudito i miei desideri: poter avere anche in Italia una cosa semplice e banale che in tutta Europa è di casa. Un grande spazio dove acquistare le eccellenze del bere e mangiare e dove tali prodotti si possono anche degustare in loco in appositi corner veloci ed a prezzi adeguati. All'estero in genere tutto ciò avviene in meravigliosi mercati all'aperto o nei sotterranei dedicati al food dei grandi department store come il Ka De We di Berlino, Harrod's di Londra o Lafayette a Parigi. Quando gli italiani viaggiano la prima cosa che fanno è andare a visitare e mangiare in questi posti. Poi, a casa, gli sembra assurdo che si possa addentare qualcosa nel proprio mercato rionale o in un reparto di Oviesse...chissà perchè. E il bello è che siamo il paese con il maggior numero di eccellenze gastronomiche e vinicole! Ma evidentemente non ci piace la comodità di avere tutto sottomano. Però Farinetti ha rimediato a questa mancanza e da tempo si è inventato gli Eataly in giro per il mondo, cominciando da Torino: in genere bellissimi luoghi sottratti al degrado, recuperati per dare visibilità, commercio, palato ai prodotti migliori e alle ricette più antiche del Belpaese. En passant il tutto dando lavoro anche ad un bel pò di gente e creando una nuova educazione alimentare. Chapeau.
Ma in pochi pensavano che avrebbe mai osato sfidare il tabù di Roma: passi il nord Italia, apra anche a Tokyo, ma si sa che la capitale è una piazza difficile, pigra, trafficata, con pessimi servizi e tanta burocrazia. E invece lui lo ha fatto, ha sfidato i tanti pessimisti e ha scelto di ridare vita ad uno dei più eclatanti esempi di fallimento all'italiana, di spreco di denaro pubblico e di insulto alla bellezza, l'Air Terminal dell'Ostiense nato per i Mondiali del 1990, struttura avveniristica e con un certo fascino al centro di Roma, a pochi passi da una metropolitana e da una stazione ferroviaria, lasciata morire quasi subito nel degrado più incredibile. Beh sarà anche un capitalista, ma è di quelli illuminati.
Adesso la struttura c'è ancora ed è stata totalmente rimessa a nuovo, si è illuminata di nuova vita e bellezza con 4 piani di cibi e bevande da comprare e gustare, opere d'arte, sale per corsi di formazione e conferenze...e che gli devi dire?
Nota molto triste: intorno alla struttura lo squallore rimane quello di sempre e finchè Ferrovie dello Stato non si faranno una ragione del fatto che vicino ad Eataly c'è anche il terminal del treno Italo e non capiranno che il tutto porta clienti anche a loro, dovete mettere in conto sottopassi lugubri e tapis roulant rotti tra la metro, la stazione e Eataly e neanche un'indicazione una.....ma ce la faremo a diventare un paese moderno!
La premessa era d'obbligo: sono la prima che ha molte cose da obiettare a Mr Oscar Farinetti per alcune contraddizioni dell'operazione che andrebbero aggiustate e ne parlerò tra poche righe, ma va riconosciuto il coraggio e l'intelligenza di un progetto che dà visibilità alla nostra tradizione gastronomica, arricchisce la città di un meraviglioso luogo di incontro, crea lavoro diretto ed indotto per centinaia di persone.
Personalmente ci ho già passato tre serate (il post che scrivo è aperto da una settimana) e non saranno le uniche.
Aspetti critici: ovviamente ci sono molte cose, ma non c'è tutto e ciò che c'è è scelto ad insindacabile giudizio del patron o di chi per lui. Il che vuol dire che l'enoteca è piuttosto "banale", mentre il settore birra è veramente invitante. Ci sono biscotti e paste dai marchi straconosciuti, ma anche prodotti del tutto ignoti per molti di noi, che forse può valere la pena provare (o forse no). In generale c'è indubbiamente un occhio di favore per tutto ciò che è piemontese e questo può anche essere un limite, però complessivamente non mi disturba, se non in un caso. E' vero che la scelta filosofica di base non è necessariamente la filiera corta, ma le eccellenze e questo va bene, però sono del tutto in disaccordo con la scelta di appaltare il reparto carne a La Granda, presidio Slow Food di meravigliosa carne piemontese. Mi sembra una grande assurdità. Far viaggiare per chilometri carne da Cuneo a Roma, quando nel Lazio e nella vicina Maremma ci sono alcune delle carni più buone del mondo suona un pò un insulto all'intelligenza, al gusto, all'economia e anche all'ecologia. Peraltro i tagli di carne piemontese sono del tutto inadatti a molte pietanze laziali e anche questo è un controsenso (più tartare e meno involtini????). Del tutto da cambiare.
Per il resto:
Pasticceria di Luca Montersino: monoporzioni sfiziose di tortine - anche in formato maxi - del tipo che a Roma ha già una storia grazie a Cristalli di Zucchero. Interessante.
Gelateria Lait: non ci siamo. Quasi quasi è meglio Grom e ho detto tutto. Prodotto troppo dolce e dalla consistenza molliccia più simile ad un gelato soft della Algida. Che sia fatto con latte di mucche allevate in montagna, a questo punto, importa poco e fa anche un pò sorridere. Gusti classici e di poco sapore.
Fritti de "Il Convento" di Cetara: i fritti de "Il Convento" di Cetara hanno già riscosso il plauso di tutti e da sè valgono il viaggio ad Eataly. Meravigliosi pesci - ma anche polpette di carne e di melanzane - fritti in modo impeccabile. Superbo! Il cuoppo take away, poi, ha un costo eccellente (7 euro). Ma dopo un mese l'hanno tolto: ma perchè?
Birreria: tra scaffali di bottiglie di birre artigianali e non si apre un bello spazio degustazione e lo spazio produzione. Perchè la bella idea di Eataly è quella di cogliere la moda del momento e mettere insieme Baladin, Birra del Borgo e Dog Fish Head per produrre in loco alcune birre create apposta per la struttura. Ovviamente gli scaffali risentono molto di questa scelta e infatti c'è una certa preponderanza dei marchi sopracitati rispetto ad altri e certo ne mancano molti, soprattutto inglesi ed americani...però l'immagine della birra artigianale italiana che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante ne esce ben illuminata e personalmente sono già iscritta al corso di degustazione birre di Settembre tenuto dai patron dei sopracitati marchi!
Ristorante della carne: ribadito ancora una volta il disappunto per la scelta tutta piemontese, non si può dire che la qualità non ci sia. Provata un'ottima ed abbondante insalata di bollito che fa ben sperare anche nelle altre ricette.
Ristorante del pesce: grigliate, crudi, zuppe e pesci arrosto...ottima qualità e fantasia nelle preparazioni, ma dosi non proprio abbondantissime e prezzi così così.
Ristorante della pasta: paste fresche ripiene e secche con vari sughi. Piatti interessanti, anche se invale qui come ultimamente altrove la moda della pasta quasi cruda...
Ristorante Italia: qui ci vorrebbe un post a sè, ma intendo considerare l'intera operazione un tutt'uno. Che dire? Peccato. Peccato perchè non credo che ci tornerò più e tutto sommato mi dispiace perchè il giovane cuoco bolognese Esposito meriterebbe. Il posto è chiccoso al punto giusto e le opere di Modigliani in esposizione lo rendono quel tanto esclusivo che non guasta. Il servizio necessita ancora di un forte - ma proprio forte - rodaggio, ma va reso merito al fatto che dal maitre alle cameriere sono tutti giovani realmente entusiasti del loro lavoro e di questa esperienza e fare due chiacchiere con loro è veramente piacevole (menzione specifica per la simpaticissima e preparata Olivia, che normalmente si occupa degli eventi ed era in missione al ristorante per rinforzare la truppa, che ci ha offerto uno spaccato sul vero plus valore di questo luogo: la carica di umanità e entusiasmo). Il menù gioca sulla cucina iper tradizionale italiana ed è ghiotta l'occasione di assaggiare ricette note e meno note cucinate molto bene dallo chef. Dal brodetto all'anconetana ai tortellini in brodo, fino al bonet alla piemontese, la maestria c'è, indubbiamente. Però il rapporto qualità/prezzo è del tutto sballato: il menù degustazione di 4 portate costa 100 euro a persona! A questo prezzo a Roma si gustano menù stellati e non di ben altra creatività e numero di portate. Il dispiacere è che il posto possa diventare uno dei tanti luoghi fruiti unicamente da uomini d'affari con il conto saldato dalla ditta e non un'occasione anche per chi accetta di risparmiare un pochino ogni mese per assaggiare la buona cucina.
Questo post è un work in progress.

mercoledì 6 giugno 2012

B- Said

Diciamolo: la location è una delle più gradevoli di Roma. L'ambientazione post industriale fa tanto New York e passarci un pomeriggio tra dolcetti al buffet di notevole qualità e cioccolata calda vale veramente la pena. Venirci a cena è, invece, un'altra cosa: il rapporto qualità/prezzo non è certo ottimale e molte cose andrebbero migliorate. Con un conto finale che non può proprio stare al di sotto dei 50 euro direi che i tavolini andrebbero distanziati un pò di più e i tovaglioli di carta sostituiti da un buon tessuto: shabby chic non vuol dire privi di gusto! Anche il menù potrebbe essere rivisto perchè ora come ora propone pochi piatti non molto coraggiosi e decisamente modaioli (primi di pesce di ispirazione esotica, tagliata di carne, abbinamenti non del tutto riusciti tra cioccolata e salato), seppur dalle dosi e qualità abbastanza corretti. Ma il punto è che in un posto come questo si cena per far colpo su qualcuno o celebrare qualcosa: il dehor è delizioso e la location suggestiva. Io ci ho cenato con il mio compagno prima di un intervento chiururgico: ognuno fa quel che può. A pranzo mi dicono che l'open buffet è molto valido.
B-Said - Via Tiburtina, 135 tel. 06/4469204  http://www.said.it/

Montefalco e dintorni - parte II

I did it again...bhe avevo scritto in precedenza che il coupon per la Locanda-Enoteca Spiritodivino di Montefalco era stato proprio un buon acquisto..quindi alla sua ricomparsa mi ci sono fiondata...da quelle parti i paesaggi e le città d'arte non smettono mai di incantare quindi qualcosa da fare si trova sempre...e anche qualcosa da mangiare. Tra l'altro in questa occasione, ultimo fine settimana di Maggio, c'era l'apertura speciale di tutte le cantine dell'Umbria, il che sulla strada del Sangrantino equivale ad una vera orgia di feste in cantine antiche e bellissime tra filari di viti. Da visitare la tradizionale Perugia e finalmente anche il piccolo museo di Montefalco che l'altra volta avevamo saltato, che contiene i resti di una chiesa illustrata da affreschi di storia francescana coevi a quelli di Assisi e quasi più belli.
Per il mangiare oltre all'immancabile cena a base di tartufi prevista dal coupon alla Locanda, abbiamo scovato nella solita guida Slow Food un paio di indirizzi cha da soli valgono sia il viaggio sia l'acquisto della guida.

Castel Ritaldi - Locanda Rovicciano - Località Rovicciano Via la Penna, 31 tel. 0743/51679
Per capirci: ho deciso che se mai mi sposerò farò qui il banchetto di nozze...ai piedi dell'ennesimo paesino medioevale, sprofondato nell'assoluto nulla della vallata verde e circondato da colline dolcissime, si scova questo piccolo casale in pietra perfettamente ristrutturato che ospita un paio di di appartamenti per soggiornare ed un ristorante meraviglioso. Gli interni sono caldi ed accoglienti, ma vale la pena capitarci in stagione per mangiare fuori in un bellissimo e curato prato con vista spettacolare. Cibo del territorio ben cucinato con qualche gradevole svolazzo: quaglie, chianina, pasta e gelato fatti in casa (delizioso). Il tutto per un conto che non supera i 30 euro a testa. Compresi nel prezzo la pennica sul prato all'inglese e i giochi per bambini. Aperto solo la sera, a pranzo nei fine settimana.

Casaglia (Perugia) - Stella - Via dei Narcisi, 47/a tel. 075/6920002
A meno di 10 chilometri dal centro di Perugia, in una periferia senza particolare fascino, si trova questo locale annesso ad un alberghetto omonimo gestito dalla stessa famiglia. Ma in realtà il ristorante è del tutto a sè: interni di gusto sobrio e autentico pieni di bottiglie di pregio per un patron-sommelier polacco che ha fatto dei vini di questa regione, soprattutto se naturali, la sua religione. Tipo strano, ma interessante. Cucina di territorio molto valida con qualche punta di eleganza e la possibilità di assaggiare i migliori vini naturali di tutta Italia e non solo. Anche qui il conto non supera i 30-35 per un livello che a Roma non si potrebbe avere con meno di 50 euro. Aperto solo la sera, a pranzo nei fine settimana.

martedì 15 maggio 2012

Taberna Arvalia

Ecco uno di quei - ormai rari casi - in cui un coupon (da precisare: di un gestore minore) ha il sincero valore di permetterti di scoprire un posto nuovo ed interessante ad un costo eccellente. Da sola non avrei mai scovato questo ristorante sito su un deserto e squallido ballatoio di Via della Magliana Nuova che fuori presenta un' insegna ancora provvisoria in plastica...dentro tanto spazio ed arredi molto semplici, quasi da casa. Un patron molto cortese ed una bella cuoca over size introducono un menù che a costi contenutissimi promette e mantiene una verace cucina romana e laziale, con alcune proposte veramente originali legate a ricette tradizionali dell'agro-pontino agreste e contadino. Sapori forti, ma ben miscelati, porzioni generose, ricette particolari ed interessanti, il tutto condito da grande sincerità nel progetto ed affabilità. Per un conto finale che, anche senza coupon, non supera i 25 euro a testa. Vari tipi di pasta fresca in coccio: con passata di finocchi e guanciale croccante o con crema di ceci. Volendo ci sono tutti i primi della tradizione romana. Pollo alla greco-romana, disossato e cotto in un deliziosa salsa al prezzemolo, incredibile capra dal sapore forte, ma accattivante, buonissima torta di pere abate e cioccolato o crostata con gelatina di limone. Una vera scoperta di cui passare parola.
Nel Febbraio 2013 ci sono tornata ed il posto si conferma come un indirizzo apprezzabilissimo per la bontà,  genuinità ed originalità dei piatti, la simpatia dei gestori e l'ottimo rapporto qualità-prezzo.
Taberna Arvalia - Via della Magliana Nuova, 354/362 tel. 06/5501173

martedì 1 maggio 2012

El Duende

Di ristoranti spagnoli a Roma non ce ne sono moltissimi e io ne ho provati meno di niente: lo ammetto, sono piuttosto sospettosa delle proposte europee in salsa italiana. I pochi esperimenti con i locali greci, francesi o tedeschi mi hanno dato ragione. Non so perchè, ma generalmente vi si mangia peggio ed in modo meno autentico degli analoghi etnici extra comunitari. A quel punto costa meno e da più soddisfazione un biglietto EasyJet per Atene o Barcellona! Detto ciò, abbiamo sperimentato questo storico locale che si propone come un angolo di autentica Spagna, un vero tablao andaluso, in quel di zona Talenti....il pretesto era festeggiare in modo insolito il 7° compleanno del piccolo Cesare che essendo un appassionato di qualunque forma di danza avrebbe potuto gradire una serata con flamenco. E in effetti l'esperienza vale, per l'appunto il venerdì e il sabato sera quando si esibiscono autentici danzatori spagnoli molto molto bravi accompagnati da chitarra dal vivo. Lo spettacolo è del tutto spagnolo e privo di facilonerie folkloristiche: i due ballerini erano veramente validi e sono andati avanti dalle 21.30 a notte tarda, come deve essere. Il neo 7enne ha retto fino a mezzanotte. Il tutto in un ambientazione un pò da fazenda non troppo kitsch e piuttosto gradevole. La cucina a questo punto diventa quasi un plus valore: nel senso che la qualità complessiva è buona, ma si paga parecchio. Per questo vale venire quando c'è lo show che non presenta costi aggiuntivi, tanto con meno di 40 euro non si mangia. I piatti forti sono le tradizionali tapas e vari tipi di paella da prendere rigorosamente per due persone (minimo 18 euro a testa). Le porzioni non sono esorbitanti, ma non si esce con la fame. Personalmente ho gradito molto la paella rustica cucinata non con il tradizionale riso ma con grano duro artigianale: più soda e gustosa. Ovviamente la sangria è ben fatta e volendo c'è un'ampia carta di numerosi superalcolici, tra cherry, rum, tequila, brandy e whiskey. I vini sono solo spagnoli e cileni. Aperto solo la sera.
El Duende - Via di Valle Melaina, 68 tel. 06/87194923   http://www.elduenderistorante.it/